A seguito di un dialogo con le autorità europee per la protezione dei consumatori, l’applicazione di messaggistica istantanea WhatsApp ha raggiunto un accordo con l’Unione Europea in cui si impegna a essere più trasparente sulle modifiche ai suoi termini di servizio.
Secondo quanto si legge in un comunicato stampa pubblicato dalla Commissione Europea (CE), l‘azienda renderà più facile per gli utenti rifiutare gli aggiornamenti se non sono d’accordo, e spiegherà chiaramente quando tale rifiuto impedirà loro di usufruire dei suoi servizi.
WhatsApp ha anche chiarito che i dati personali degli utenti non saranno condivisi con terze parti o altre società di Meta Platforms Inc. (META), incluso Facebook, per scopi pubblicitari.
“Accolgo con favore l’impegno di WhatsApp a modificare le sue pratiche per conformarsi alle norme dell’Ue” – ha commentato il commissario europeo per la Giustizia, Didier Reynders – “informando attivamente gli utenti di eventuali modifiche al loro contratto e rispettando le loro scelte invece di chiederle ogni volta che aprono l’app. I consumatori hanno il diritto di capire cosa accettano e cosa comporta concretamente tale scelta, in modo da poter decidere se continuare a utilizzare la piattaforma“.
Il caso WhatsApp ha inoltre spinto la Commissione a studiare ulteriormente i cosiddetti “modelli oscuri” utilizzati dalle aziende di applicazioni e software.
I termini e le condizioni ingannevoli e potenzialmente dannose vengono spesso inseriti in documenti lunghi ed eccessivamente articolati, che di solito i consumatori non si prendono il tempo di leggere perché troppo prolissi o troppo tecnici.
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L’accordo arriva più di venti mesi dopo che l’Organizzazione europea dei consumatori (BEUC), insieme ad altre otto agenzie per la tutela dei consumatori, ha presentato un reclamo formale alla Commissione europea per denunciare alcune pratiche di WhatsApp che avrebbero violato i diritti degli utenti.
“Da diversi mesi WhatsApp esercita pressioni indebite sui suoi utenti affinché accettino le sue nuove condizioni d’uso e la sua politica sulla privacy. Eppure questi termini non sono né trasparenti né comprensibili per gli utenti“, ha denunciato l’agenzia.
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L’incidente ha portato a un’impennata nei download e nell’utilizzo di alcuni dei principali rivali di WhatsApp, tra cui Telegram e Signal, poiché gli utenti non erano entusiasti della comunicazione e della sua portata.
All’epoca, il BEUC sostenne che il linguaggio di WhatsApp poteva essere considerato “opaco” e che l’applicazione “non è riuscita a spiegare in termini chiari e comprensibili la natura delle modifiche“.
Inoltre, dal momento che l’applicazione inviava notifiche push costanti e continue per spingere gli utenti ad accettare le modifiche, i regolatori temevano che queste tattiche mettessero in pericolo i diritti dei consumatori, che potevano sentirsi costretti ad accettare i nuovi termini senza, però, comprendere chiaramente l’impatto che le modifiche avrebbero avuto sulla privacy dei loro dati personali.
In alcuni casi, WhatsApp avrebbe addirittura minacciato di chiudere gli account degli utenti e di cancellare tutti i loro messaggi se non avessero accettato i nuovi termini.
Secondo l’agenzia, inoltre, è stato utilizzato un linguaggio “deliberatamente vago” per mascherare le modifiche più rilevanti apportate ai ToS.
A gennaio di quest’anno, WhatsApp è stata condannata a pagare una multa di 5,9 milioni di dollari dal Data Private Commissioner irlandese per aver messo in atto pratiche simili di vendita ad alta pressione.
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