Secondo quanto riferito, Microsoft sta inviando gli inviti a un evento che si terrà nel corso della giornata di oggi presso la sede di Redmond, Washington, dove l’azienda dovrebbe rivelare ulteriori dettagli su un’imminente integrazione tra il suo motore di ricerca di punta Bing e il chatbot di OpenAI, ChatGPT.

Come riportato dal sito web statunitense The Verge, nell’invito si legge che l’amministratore delegato di Microsoft, Satya Nadella, condividerà alcune notizie su “alcuni progetti entusiasmanti“.

Questo incontro si svolgerà meno di un giorno dopo che Alphabet, la società madre di Google, ha annunciato il rilascio della versione beta test del suo nuovo servizio sperimentale di IA conversazionale Bard, un software basato sull’intelligenza artificiale che pare essere molto simile al chatbot per il quale l’azienda di Redmond ha deciso di scucire un assegno da 10 miliardi di dollari.

Bard non è ancora disponibile al pubblico, poiché il colosso di Mountain View sta facendo provare la soluzione a una manciata di tester professionisti prima del lancio ufficiale, le cui tempistiche non sono ancora state rese note.

Sarà dunque Microsoft (MSFT) la prima azienda a incorporare ufficialmente uno strumento di intelligenza artificiale in un motore di ricerca utilizzato a livello globale? Dovremo aspettare qualche ora per scoprirlo.

La scommessa di Microsoft su OpenAI potrebbe dare grandi frutti

In questo momento, la posta in gioco nell’industria tecnologica sembra essere piuttosto alta, poiché sia Microsoft che Alphabet si stanno affrettando a diventare forze dominanti in quella che si sta rivelando una vera e propria guerra dei motori di ricerca.

Secondo le stime della banca svizzera UBS, che ha utilizzato i dati di SimilarWeb, in appena un paio di mesi OpenAI ha attirato oltre 100 milioni di utenti attivi mensili (MAU).

Proprio ieri è stato inoltre riportato che una gruppo ristretto di persone ha avuto un incontro inaspettato con una versione di Bing potenziata dall’intelligenza artificiale, che permetteva loro di fare domande come se stessero chattando con una persona.

Lo strumento permetteva di scrivere fino a 1.000 caratteri, incoraggiando gli utenti a fornire un contesto sufficiente e dettagli su ciò che stavano cercando, in modo che il chatbot potesse fornire la migliore risposta possibile.

Le voci sull’imminente lancio di una versione di Bing basata sull’intelligenza artificiale si susseguono oramai da mesi e si sono ulteriormente intensificate dopo che Microsoft ha investito altri 10 miliardi di dollari in OpenAI in cambio del 49% delle sue azioni.

L’azienda fondata da Bill Gates è l’unico fornitore di servizi cloud della startup di San Francisco guidata da Sam Altman e co-fondata da Elon Musk, e ha anche in programma di incorporare le sue tecnologie in molti altri suoi prodotti, tra cui MS Office.

Inoltre, ha recentemente lanciato Azure OpenAI, una piattaforma basata sul cloud che consente agli utenti di attingere a queste soluzioni di intelligenza artificiale dal proprio account Azure.

Nel frattempo, OpenAI ha lanciato una versione premium del suo popolare chatbot che elimina i tempi di attesa e genera risposte più rapide in cambio di 20 dollari al mese. L’azienda sta inoltre lavorando per lanciare un’API che permetterà agli sviluppatori di collegare il loro software a ChatGPT, in modo da poterne sfruttare la tecnologia per migliorare i loro prodotti e servizi.

Non tutti pensano che questi chatbot siano pronti per l’uso pubblico

Anche se le aziende si stanno affrettando a incorporare l’AI nella loro suite di prodotti e servizi, gli esperti hanno avvertito che la tecnologia ha i suoi difetti e che sia gli utenti che le aziende dovrebbero esserne pienamente consapevoli.

Uno dei commenti negativi più frequenti è che la base di conoscenze utilizzata da molti chatbot basati sull’intelligenza artificiale è limitata, poiché i dati di back-end arrivano solo fino al 2021. In questo modo si escludono diversi eventi, invenzioni e scoperte scientifiche significative che il software ignora e che potrebbero essere rilevanti per la domanda dell’utente.

Nel frattempo, le violazioni del copyright, il plagio e la proliferazione di contenuti imprecisi su Internet sono alcuni dei rischi e delle conseguenze negative che l’uso diffuso dei motori di intelligenza artificiale potrebbe avere sul web.

A questo proposito, il portale di notizie tecnologiche CNET ha effettuato un test, pubblicando silenziosamente articoli creati da un chatbot basato sull’IA.

Anche se il capo redattore della rivista ha assicurato che gli articoli erano stati opportunamente corretti e controllati prima di essere pubblicati, in seguito ha riconosciuto che la maggior parte di essi conteneva affermazioni inesatte. Di conseguenza, CNET non utilizzerà più l’intelligenza artificiale per creare articoli per i suoi siti web.

Per ora, la maggior parte delle persone e delle aziende vede solo i vantaggi. Tuttavia, una volta che la tecnologia sarà pienamente diffusa, il vero impatto di questi modelli diventerà evidente.

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