La società madre di Facebook – Meta Platforms – minaccia di rimuovere i contenuti e le notizie negli Stati Uniti se la legge che obbliga l’azienda a risarcire gli editori verrà approvata dal Senato.
Questo nuovo disegno di legge in attesa di approvazione si chiama Journalism Competition and Preservation Act e ha l’obiettivo di regolare il rapporto tra i media e le grandi aziende tecnologiche, comprese le società di social media.
Secondo il sito ufficiale del Congresso, la legge è stata approvata a fine novembre dalla sottocommissione giudiziaria del Senato per la politica della concorrenza, l’antitrust e i diritti dei consumatori ed è ora inclusa nel calendario legislativo del Senato.
Il disegno di legge gode di un sostegno bipartisan ed è stato promosso dalla senatrice Amy Klobuchar del Minnesota. A febbraio, quando la proposta di legge è stata discussa in sottocommissione, Klobuchar ha commentato che le grandi aziende tecnologiche “non sono amiche del giornalismo”.
“Stanno rastrellando dollari di pubblicità mentre prendono i contenuti delle notizie, li danno in pasto ai loro utenti e si rifiutano di offrire un giusto compenso”, ha sottolineato la senatrice durante il suo discorso iniziale.
Meta ricorre alle stesse tattiche usate in Australia e Canada
Il Journalism Competition and Preservation Act consentirà agli editori di unire le forze per negoziare accordi equi con le piattaforme di social media e altri canali online simili per determinare come dovrebbero essere compensati per la messa a disposizione dei loro contenuti agli utenti.
Meta Platforms (META) ha reagito in modo aggressivo all’approvazione della legge da parte della sottocommissione del Senato e ora minaccia di rimuovere questo tipo di contenuti dalla sua piattaforma statunitense se la legge verrà approvata dal Congresso.
Meta statement on the Journalism Competition and Preservation Act: pic.twitter.com/kyFqKQw7xs
— Andy Stone (@andymstone) December 5, 2022
In una dichiarazione condivisa su Twitter da Andy Stone, direttore delle comunicazioni politiche di Facebook, l’azienda ha giudicato la legge come una “proposta di legge giornalistica mal concepita”. Facebook si asterrà dal sottoporsi a “negoziati imposti dal governo”, precisando che il motivo per cui gli editori condividono i loro contenuti sulla piattaforma della società è “perché ciò va a vantaggio dei loro profitti” e non viceversa.
Altri Paesi, tra cui l’Australia e il Canada, hanno tentato di portare avanti iniziative legislative simili, incontrando lo stesso livello di resistenza ostile da parte di Meta.
In Australia, l’azienda ha bloccato tutte le notizie per i suoi utenti all’interno del Paese dopo che i legislatori hanno approvato una legge che obbliga l’azienda a pagare gli editori per l’utilizzo dei loro contenuti. La risposta di Facebook è stata piuttosto decisa: la piattaforma ha impedito agli utenti australiani di condividere le notizie, mentre agli editori locali è stato vietato di pubblicare contenuti sulle loro pagine Facebook..
Alla fine è stata approvata una versione modificata del News Media Bargaining Code australiano, ma Meta ha concesso due mesi di tempo per trovare un accordo con gli editori locali o per ricorrere all’arbitrato per raggiungere un punto d’incontro.
Nel frattempo, l’azienda ha minacciato di intraprendere azioni simili anche in Canada dopo che i legislatori hanno approvato l’Online News Act.
Facebook sostiene che le notizie siano irrilevanti, ma le statistiche dicono il contrario
Secondo Facebook, da settembre 2021 a ottobre 2022 le testate giornalistiche canadesi hanno generato entrate per circa 230 milioni di CAD grazie agli 1,9 miliardi di contatti che le loro notizie hanno ricevuto attraverso la piattaforma di social media. L’azienda sostiene che le notizie non sono una fonte rilevante di traffico o una fonte significativa di entrate per Meta, ma piuttosto il contrario.
Tuttavia, secondo un sondaggio di Pew Research, nel 2021 quasi la metà degli americani ha letto e appreso le principali notizie dalle piattaforme di social media. È interessante notare come la maggior parte di questi utenti, circa due terzi, abbia visualizzato questo tipo di contenuti proprio su Facebook.
Questo significa che gli articoli di cronaca sono tra i contenuti più popolari sui social media, per cui rimuoverli o costringere le aziende a pagarli potrebbe danneggiare gravemente i loro profitti e rischierebbe anche ridurre il numero di utenti che accedono alle piattaforme.
Tuttavia, Facebook sembra essere sempre più intenzionato ad adottare misure ostili come il divieto totale di pubblicare notizie in qualsiasi Paese che porti avanti un’iniziativa volta a remunerare i media per il loro lavoro.
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