La startup californiana OpenAI ha appena pubblicato su App Store l’applicazione per iOS del suo famoso chatbot ChatGPT, che al momento è però disponibile solo per gli utenti statunitensi.
ChatGPT arriva sull’app store di Apple
Ad annunciarlo è stata la stessa azienda con una nota ufficiale, in cui si precisa che per il momento l’app di ChatGPT è disponibile solo sui dispositivi di Apple negli Stati Uniti.
Tuttavia, OpenAI fa sapere che presto sarà disponibile anche su quelli con sistema Android e in altri Paesi. Nell’annuncio viene, inoltre, sottolineato che l’app non conterrà pubblicità, lanciando così una frecciatina al suo principale competitor Google.
Non solo: nella nota la società precisa che grazie all’app sarà ora possibile “ottenere informazioni precise senza passare al setaccio annunci o risultati multipli“.
La notizia si inserisce in un contesto piuttosto polemico che ha coinvolto il chatbot AI negli ultimi mesi, soprattutto a seguito delle crescenti preoccupazioni dell’Unione Europea sui rischi connessi agli strumenti di intelligenza artificiale e del blocco (poi rientrato) del servizio in Italia da parte del Garante della Privacy.
Gli utilizzi suggeriti da OpenAI sono quelli già noti per chi usa ChatGPT da browser (o attraverso altre applicazioni basate sul chatbot): ottenere risposte a una query, ricevere consigli su specifici argomenti (cucina, viaggi, arredo e così via), generare testi complessi, trovare ispirazione (idee per un regalo, presentazioni di lavoro, poesie), avere supporto per attività lavorative (feedback, sintesi di testi, assistenza tecnica) e imparare nuove cose (dalla storia alle lingue straniere).
Inoltre ChatGPT per iOS consente di sincronizzare le conversazioni e ne condivide la cronologia tra i diversi dispositivi Apple eventualmente in uso. L’applicazione, inoltre, richiede il consenso per l’accesso ad alcuni dati che “potrebbero essere raccolti e collegati all’utente”, ovvero informazioni di contatto, identificativi, contenuti, statistiche di utilizzo e diagnostica.
Apple limita l’uso dell’app ai propri dipendenti
Sebbene i primi dispositivi sui cui è possibile utilizzare l’app di ChatGPT siano quelli dotati di sistema operativo iOS, stranamente – come riportato ieri dal Wall Street Journal citando un documento e alcune fonti – Apple ha limitato l’uso del chatbot di OpenAI e di altri strumenti di intelligenza artificiale esterni ai propri dipendenti.
Non è ancora chiaro il motivo questa limitazione, ma si può facilmente presumere che la Mela tema una fuga di dati riservati da parte degli impiegati che utilizzano i programmi di intelligenza artificiale.
L’azienda ha anche consigliato ai suoi dipendenti di non utilizzare Copilot di GitHub, di proprietà di Microsoft, per automatizzare la scrittura dei codici software.
Il mese scorso OpenAI ha dichiarato di aver introdotto una “modalità in incognito” per ChatGPT che non salva la cronologia delle conversazioni degli utenti e non la utilizza per addestrare il modello AI.
Il provvedimento di Apple si inserisce in un quadro ancora in grande fermento, in cui l’attenzione globale sul modo in cui ChatGPT e altri chatbot simili gestiscono centinaia di milioni di dati degli utenti è cresciuta in modo esponenziale.
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