L’attacco hacker globale che ha preso di mira migliaia di server e siti in Italia nella giornata di ieri (e in altri Paesi del mondo), probabilmente proveniva da criminali informatici e non da uno Stato o un’entità statale. Questo è quanto dichiarato questa mattina dal Governo italiano che si è riunito per fare il punto sugli accadimenti di domenica 5 febbraio.
“Non è emersa alcuna prova che indichi un’aggressione da parte di uno Stato o di un’entità statale ostile” – ha affermato Palazzo Chigi in un comunicato stampa, aggiungendo – “Nessuna istituzione o azienda primaria che opera in settori critici per la sicurezza nazionale è stata colpita dall’attacco hacker verificatosi su scala mondiale.“
È quanto si legge in una nota di Palazzo Chigi diffusa dopo la riunione, coordinata dal sottosegretario con delega alla cybersecurity Alfredo Mantovano, con il direttore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale Roberto Baldoni e il direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza Elisabetta Belloni.
L’aggressione informatica, emersa dalla serata del 3 febbraio e culminata ieri in modo diffuso, era già stata individuata dall’ACN (Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale) come ipoteticamente possibile fin dal febbraio 2021, e a tal fine l’ente aveva allertato tutti i soggetti sensibili affinché adottassero le necessarie misure di protezione. Alcuni dei destinatari dell’avviso hanno tenuto in debita considerazione l’avvertimento, mentre altri no e purtroppo oggi ne pagano le conseguenze.
La nota di Palazzo Chigi sull’attacco hacker prosegue con un parallelismo:
«Per fare una analogia con l’ambito sanitario, è accaduto come se a febbraio 2021 un virus particolarmente aggressivo avesse iniziato a circolare, le autorità sanitarie avessero sollecitato le persone fragili a una opportuna prevenzione, e a distanza di tempo siano emersi i danni alla salute per chi a quella prevenzione non avesse ottemperato. Il lavoro che ACN e Polizia postale stanno svolgendo in queste ore è anche quello di identificare tutti i soggetti potenzialmente vulnerabili, in modo da circoscrivere gli effetti negativi che potrebbero derivare non solo per i loro sistemi informatici, ma pure per la popolazione (si pensi alle ricadute relative al blocco del sistema di una ASL). Si rinnova pertanto la raccomandazione a che tutte le realtà coinvolte intensifichino le misure di prevenzione possibili, ponendosi immediatamente in relazione con ACN, se non vi hanno già provveduto. Il Governo, dando seguito a quanto previsto dal DL n. 82/2021, adotterà tempestivamente un DPCM per raccordare il fondamentale lavoro di prevenzione delle Regioni con ACN. Nel contempo la stessa Agenzia istituzionalizzerà un tavolo di interlocuzione periodica con tutte le strutture pubbliche e private che erogano servizi critici per la Nazione, a cominciare dai Ministeri e dagli istituti di credito e assicurativi».
Chi c’è dietro l’attacco ransomware globale?
Con molta probabilità, la cybergang che si cela dietro gli attacchi informatici che nell’ultimo fine settimana hanno investito oltre 120 Paesi in Europa e nel Nord America, è Nevada Ransomware. A dichiararlo è stata la Cyber Security Company Swascan (Gruppo Tinexta) in una nota.
Questa realtà, manifestatasi per la prima volta nel dicembre 2022 con un post di lancio della propria attività cybercriminale e un programma di reclutamento estremamente incentivante, riconosce infatti ai propri affiliati tra l’85 e il 90% dei proventi delle azioni messe a segno contro aziende e istituzioni, distinguendosi dalle altre cybergang che assicurano tra il 70 e l’80% dei ricavati.
Altra peculiarità è che, a differenza delle gang tradizionali che non attaccano i Paesi nell’area dell’ex Unione Sovietica, Nevada Ransomware esclude dal proprio raggio d’azione anche l’Albania, l’Ungheria, il Vietnam, la Malesia, la Tailandia, la Turchia e l’Iran.
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