Secondo una recente ricerca della società fiscale svedese Divly, il numero di trader che dichiarano i loro guadagni da investimenti in criptovalute nelle tasse è un esiguo 0,53%.

I dati sulla conformità fiscale delle criptovalute in sintesi

In base a uno studio sui pagamenti delle imposte in vari Paesi, nel 2022 la stragrande maggioranza dei cripto-investitori non ha dichiarato le proprie attività alle autorità fiscali locali.

Sebbene il tasso di conformità fiscale globale rimanga basso un po’ ovunque, esiste una notevole disparità tra i singoli Paesi, a causa delle diverse strategie adottate dai governi in materia di tassazione delle criptovalute.

In cima alla classifica troviamo la Finlandia con il più alto tasso di compliance fiscale, pari al 4,09%, seguita dal Giappone con un tasso del 2,18%, che può essere parzialmente attribuito agli sforzi del governo giapponese e della Japanese Cryptoasset Business Association per semplificare il processo di calcolo e dichiarazione delle imposte.

Sebbene gli Stati Uniti siano al 10° posto, il numero di investitori in criptovalute (46 milioni di cittadini statunitensi) e l’adozione diffusa di asset digitali fanno sì che il Paese abbia il maggior numero di dichiarazioni fiscali riguardanti le cripto.

Anche Regno Unito, Australia e Germania figurano tra i primi cinque Paesi con il maggior numero di dichiarazioni fiscali sulle criptovalute, mentre Paesi come le Filippine, dove le normative sono poco definite, hanno tassi di conformità molto più bassi.

Analisi dei dati precedenti sulla conformità fiscale delle criptovalute

Confrontare gli attuali tassi di compliance fiscale con quelli del passato può fornire preziose indicazioni sull’evoluzione del mercato cripto.

Nel 2015, meno di 900 cittadini statunitensi hanno dichiarato le loro criptovalute al fisco, nonostante gli oltre 5,9 milioni di conti attivi su Coinbase . Nel 2018, Credit Karma ha segnalato che solo lo 0,04% delle dichiarazioni fiscali effettuate tramite il suo servizio comprendevano gli investimenti in criptovalute. Nel 2022, il tasso di conformità negli Stati Uniti è raddoppiato rispetto al 2018, raggiungendo l’1,62%.

Tuttavia, man mano che i governi adotteranno nuove normative in materia, il panorama della tassazione delle criptovalute è destinato a cambiare rapidamente.

L’India, ad esempio, ha varato una normativa fiscale sulle cripto nel marzo 2023, che dovrebbe incoraggiare i trader a dichiarare i propri asset.

Inoltre, dal momento che le modifiche proposte nel gennaio 2023 alla Direttiva sulla Cooperazione Amministrativa (DAC) dell’Unione Europea imporranno agli exchange cripto di condividere i dati con i governi locali, sarà più facile per le autorità fiscali sapere chi deve pagare le relative tasse.

Sebbene molti trader siano riusciti finora a evitare di dichiarare i propri guadagni da investimenti in criptovalute, le possibilità di sfuggire allo sguardo del fisco si stanno progressivamente riducendo. Man mano che un numero sempre maggiore di Paesi introdurrà normative e sanzioni ben definite per la mancata osservanza, gli investitori che non dichiarano i propri asset digitali rischieranno di incorrere in multe o sanzioni legali.

Inoltre, considerato che il mercato cripto continua a crescere e ad attirare nuovi investitori, la sfida di garantire la conformità fiscale su scala globale non potrà che intensificarsi.

Tassazione crypto in Italia

Con l’approvazione della Legge di Bilancio 2023 in Italia, le plusvalenze derivanti dalla vendita di crypto che superano i 2.000€ saranno soggette a una tassazione del 26%. Nella nuova legge, queste entrate ricadono in una categoria specifica di “redditi diversi”, anziché essere assimilate alle plusvalenze ottenute con valute estere (come accadeva fino al 2022).

Scompare anche il requisito della giacenza media superiore ai 51.645,69€ per sette giorni lavorativi consecutivi: basterà superare i 2.000€ di plusvalenza nel periodo d’imposta perché i profitti siano soggetti alla tassa sulla plusvalenza. Una brutta notizia per milioni di persone che ormai detengono “crypto-attività” in Italia.

Di conseguenza, la nuova tassazione potrebbe incentivare la fuga di molti cripto-investitori, che per pagare meno tasse potrebbero valutare di trasferire la propria residenza fiscale e pagare le tasse in un Paese più crypto-friendly.