Giovedì 14 luglio è scaduto il termine per l’iscrizione da parte degli operatori del settore crypto all’apposito registro dell’Organismo agenti e mediatori (Oam).
Si tratta di un passaggio obbligato: coloro che non hanno rispettato tale scadenza stanno operando in Italia come abusivi.
Il registro per gli operatori di criptovalute è attivo sul sito dell’Oam da maggio scorso: i nuovi operatori avrebbero dovuto iscriversi entro il 18 del mese al registro, per quelli che già operavano la scadenza è stata stabilita al 14 luglio. Risultano iscritti in totale 46 operatori.
Tra i primi a iscriversi: Young Platform, il maggior exchange italiano, Anubi, Conio, Bitpanda, The Rock Trading, Tinaba, CheckSig, Blockeras, Platypus, Cryptosmart.
Tra gli ultimi figura Coinbase, il maggior exchange USA, il primo a essere quotato sul Nasdaq e la prima azienda crypto a entrare nel prestigioso elenco di Fortune 500.
Coinbase è però alle prese con seri problemi economici che hanno richiesto il taglio di 1.100 impiegati, il 18% del totale. Le società iscritte al registro risultano due: Coinbase Europe Limited e Coinbase Custody International Limited, che fornisce servizi di custodia per investitori istituzionali.
Binance
Ha fatto notizia l’iscrizione di Binance al registro, soprattutto perché si è dovuto smuovere il CEO Changpeng Zhao, CZ, che a maggio si è recato per la prima volta in Italia, a Roma, proprio per assicurarsi che non ci fossero problemi con l’ottenimento della licenza.
Binance aveva avuto problemi in Italia proprio un anno fa, a luglio 2021, quando la Consob aveva avvertito “che le società del Gruppo Binance non sono autorizzate a prestare servizi e attività di investimento in Italia”.
Gli operatori crypto che operano all’interno dell’Unione europea devono avere “stabile organizzazione nel territorio della Repubblica”, mentre i non comunitari devono aprire una società e avere una sede legale e amministrativa in Italia.
Questo è un punto interessante perché dai dati presenti sul registro OAM possiamo sapere dove i colossi crypto hanno aperto le loro sedi.
Inaspettata quella di Binance Italy che, pur avendo uffici a Milano, ha scelto come sede legale Lecce. Durante la sua storica visita in Italia, CZ aveva promesso che, dopo l’ottenimento della licenza, avrebbe assunto centinaia di addetti in Italia.
Una promessa che il CEO di Binance sta onorando: basta andare sul profilo LinkedIn dell’azienda per verificare che da settimane si susseguono posizioni aperte in vari ruoli, dal customer care al management.
Coinbase ha invece la sua sede legale a Parma, curiosamente allo stesso indirizzo dell’altro colosso crypto.com e anche di blockchain.com e moonpay.com.
Prima ancora che il registro venisse attivato, sono state stabilite le quote associative che i vari soggetti iscritti devono versare. In particolare, è previsto un contributo una tantum di 8.300 euro per le persone giuridiche e di 500 euro per le persone fisiche, più altre quote annuali che variano in base alla dimensione degli iscritti.
Oam, punti critici
Non sono però mancate le critiche da parte di alcuni operatori, non solo per questi costi – ritenuti eccessivi per i nuovi soggetti – ma anche per altri fattori. Per esempio, le aziende attive nel campo delle crypto ma che offrono soprattutto migliori NFT sono obbligate a iscriversi oppure no?
Ma il punto più controverso riguarda le informazioni degli utenti che dovranno essere obbligatoriamente raccolte. Si tratta di dati identificativi e sintetici sulle attività svolte. Poiché i numeri da gestire saranno enormi, si prevedono difficoltà tecniche degli operatori e qualcuno ha anche paventato l’inapplicabilità della norma.
A breve entrerà in vigore in Europa il regolamento MiCA (Markets in Crypto-Assets), un pacchetto di leggi destinato a inglobare o rendere già obsolete le norme OAM italiane.
MiCA si muove nell’ottica della maggior tutela possibile per i consumatori e prevede nella bozza redatta finora regole particolarmente stringenti per le stablecoin che dovranno garantire, tra l’altro, adeguate soglie di liquidità.
Gli NFT restano esclusi dalla normativa, in quanto ritenuti opere d’arte, eccetto i casi in cui non ricadano nella categoria degli asset crypto.
Una delle parti più controverse riguarda anche qui la raccolta delle informazioni sugli utenti che effettuano operazioni superiori ai 1.000 euro, di fatto estremamente difficile da ottenere.
In pratica, i migliori exchange crypto dovranno effettuare delle verifiche su mittenti e beneficiari delle transazioni e riferire alle autorità.
In un furioso tweet, il CEO di Coinbase Brian Armstrong era insorto qualche mese fa contestando l’assurdità della norma che, se venisse confermata, si applicherebbe a tutte le transazioni sopra i 1.000 euro, non solo a quelle sospette.