A seguito di un indagine avviata dalla Irish Data Protection Commission, il Garante della Privacy dell’Ue (EDPB) ha multato Meta Platforms (META) per 1,2 miliardi di euro per aver violato le norme europee sulla protezione dei dati (Gdpr) con il suo social network Facebook.
Si tratta della sanzione più alta mai inflitta da un regolatore della protezione dei dati in Europa, superiore persino a quella da 750 milioni decisa nel 2021 dal Lussemburgo nei confronti di Amazon.
Secondo l’accusa, la società di Zuckerberg – che ha già annuncia ricorso – non avrebbe protetto i dati personali degli utenti europei di Facebook, continuando a trasferirli a Washington, dove potevano finire negli strumenti d’analisi dell’intelligence americana.
La holding avrebbe continuato a eseguire queste operazioni nonostante un precedente avvertimento ricevuto dall’Ue. Meta, come molte altre aziende tecnologiche statunitensi, trasferisce i dati dall’Europa agli Stati Uniti perché è qui che gestisce i suoi principali data center per offrire i propri servizi.
La società deve inoltre “sospendere qualsiasi trasferimento di dati personali negli Stati Uniti entro cinque mesi” dalla notifica della decisione e deve conformarsi al Gdpr entro sei mesi.
La battaglia tra Bruxelles e Meta
Dopo la multa inflitta dall’autorità garante della privacy irlandese, che agisce per conto dell’Unione europea, Meta ha fatto sapere in una nota che ricorrerà in appello contro la sentenza.
“Faremo appello contro la sentenza e contro la multa ingiustificata e chiederemo una sospensione delle richieste attraverso i tribunali. Non vi è alcuna interruzione immediata di Facebook in Europa, la decisione include periodi di implementazione che dureranno fino alla fine di quest’anno“, hanno scritto Nick Clegg, President Global Affairs di Meta, e Jennifer Newstead, Chief Legal Officer di Meta, in un post ufficiale.
La battaglia tra Bruxelles e la holding di Zuckerberg su come Facebook, Instagram e Whatsapp conservano i dati degli utenti è cominciata nel 2010, dopo che l’attivista austriaco per la privacy Max Schrems ha lanciato un appello sul rischio di spionaggio da parte degli Stati Uniti, alla luce delle rivelazioni dell’ex collaboratore dell’Agenzia per la sicurezza nazionale Edward Snowden.
Di conseguenza, la decisione della Commissione irlandese per la protezione dei dati (IE DPA), su incarico del Garante della privacy dell’Ue, di multare Meta è il risultato delle indagini partite in Europa dopo quell’accusa.
L’autorità ha inoltre chiesto alla società di interrompere l’invio di informazioni sugli utenti europei di Facebook agli Stati Uniti e di cancellare i dati già inviati entro sei mesi. Obbligo che Meta potrebbe evitare se Washington concludesse un accordo con l’Ue per consentire il trasferimento e il trattamento dei dati entro certi limiti.
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