In seguito al crollo di FTX, Binance – il più grande Exchange di criptovalute al mondo per volume di scambi – il 10 novembre scorso ha rilasciato la prima implementazione della Proof of Reserve (PoR), un sistema completo che permette di verificare che i propri fondi siano proprio dove Binance dice che siano, dichiarando di detenere circa 69 miliardi di dollari in criptovalute, tra cui:

  • 475.000 BTC
  • 4,8 milioni ETH
  • 58 milioni BNB
  • 17,6 miliardi di USDT
  • 601 milioni di USDC
  • 21,7 miliardi di BUSD

Alla domanda se questi numeri includessero o meno gli asset di Binance, il fondatore e CEO dell’exchange Changpeng Zhao, meglio conosciuto come CZ, ha risposto su Twitter dicendo che corrispondono ai depositi dei clienti:

In questo tweet, CZ ha anche smentito un recente report di Bloomberg sulle partecipazioni, secondo cui quasi la metà dei token erano asset emessi da Binance (il che non è del tutto corretto, ma non entreremo nel merito in questo momento). A prescindere da ciò, è interessante notare come la grande rivelazione di Binance non solo delinei un’immagine inedita della società nel suo complesso, ma sollevi anche più domande che risposte.

Asset detenuti da Binance

Il CEO di Binance si è affrettato a rivelare gli asset detenuti dalla società, una mossa semplice e facilmente verificabile poiché ha dovuto fare riferimento agli indirizzi dei wallet e consentire al pubblico di verificare le informazioni in autonomia.

Tuttavia, gli asset rappresentano solo una parte del quadro complessivo. A tal proposito vale la pena ricordare che anche FTX affermò di avere abbastanza risorse per coprire tutti i depositi dei clienti, ma si scoprì in seguito che in realtà non era così.

Ovviamente, non possiamo affermare con certezza che la storia si ripeterà anche in questo caso, ma occorrono comunque prove concrete per verificare l’affermazione di CZ (nel Tweet di cui sopra) secondo cui le detenzione in holding di Binance coprano tutti i depositi dei clienti o se in realtà queste cifre rispecchiano le passività che l’azienda ha nei confronti dei suoi utenti.

A destare ulteriori preoccupazioni al riguardo è stato anche il fatto che Zhao abbia eluso l’argomento equiparando le passività al debito:

Sebbene sia facile scoprire quanto l’azienda possiede (anche se i dati possono essere facilmente manipolati), rimane comunque difficile verificare in modo indipendente quanto dovrebbe avere, soprattutto ora che CZ ha fatto ben poco per placare queste preoccupazioni.

I dati pubblicati non sono ancora disponibili, ma il CEO di Binance si è impegnato a rivelarli entro poche settimane dopo una verifica completa. La domanda, quindi, sorge spontanea: un’azienda di queste dimensioni (anche se non quotata in borsa come Coinbase, una delle sue maggiori concorrenti) non dovrebbe essere in grado di fornire i dati molto rapidamente?

Di conseguenza, la pubblicazione delle riserve da parte di Binance non ha fatto altro che aumentare il FUD (ossia il sentiment sociale di paura, incertezza e dubbio) e le polemiche invece di calmare le preoccupazioni.

Un buon motivo per investire su questa criptovaluta emergente

Visto l’aumento del FUD innescato dalle recenti rivelazioni di Binance e dall’incertezza che sta caratterizzando l’intero crypto market in questo momento, vale la pena considerare di investire su alcune criptovalute emergenti da includere nel proprio wallet, come ad esempio D2T.

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