Il CdA di Cassa Depositi e Prestiti ha dato il via libera alla presentazione di un’offerta non vincolante da parte di Cdp Equity, insieme a Macquarie Asset Management, per l’acquisto della costituenda NetCo di Tim, che ricomprenderà la rete infrastrutturale e la partecipazione in Sparkle.
È quanto si legge in una nota pubblicata ieri (domenica 5 marzo 2023) da Cdp, secondo la quale il termine di validità dell’offerta è fissato al 31 marzo 2023.
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Le ipotesi sull’offerta e i nodi da sciogliere
Poche ore dopo la pubblicazione della nota relativa all’offerta non vincolante presentata da CDP Equity, congiuntamente a Macquarie Asset Management, TIM ha confermato il ricevimento della proposta, affermando che:
“L’offerta sarà sottoposta all’esame preliminare del Comitato Parti Correlate, ai sensi della normativa applicabile a CdP Equity, quale parte correlata di TIM, e sarà, a seguire, portata all’attenzione del Consiglio di Amministrazione, ove possibile nella riunione già programmata per il 15 marzo 2023 o in un’altra data da definire”.
Secondo le indiscrezioni riprese dall’agenzia Ansa e dal Sole24Ore, dopo il via libera del Governo un paio di giorni fa, l’offerta avanzata da Cdp e Macquarie sarebbe di gran lunga migliore rispetto a quella presentata a febbraio dal fondo Kkr.
Sul piatto ci sono sempre 20 miliardi, ma con diverse condizioni che porterebbero più liquidità a Tim.
La proposta di Kkr è infatti strutturata, approssimativamente, su 10 miliardi di debito e 10 di equity (tanto verrebbe valutata Fibercop, in cui il fondo americano ha investito due anni fa 1,8 miliardi aggiudicandosene il 37,5%), mentre la Cassa offrirebbe più cash (fino a 10 miliardi), ulteriori 8 miliardi di debito e un earn-out da 2 miliardi, che verrebbero pagati al verificarsi di alcune condizioni.
Entrambe le proposte restano comunque ben distanti dai 31 miliardi delle valutazioni di Vivendi. Inoltre, a realizzare l’operazione potrebbe essere un veicolo ad hoc e non più Open Fiber.
Considerato che Cdp e Macquarie detengono rispettivamente il 60% e il 40% di Open Fiber, l’accettazione dell’offerta da parte di TIM spianerebbe quindi la strada alla fusione degli asset delle due società e alla creazione di un’unica infrastruttura di rete ad alta capacità in Italia.
Già nel novembre del 2021, Kkr aveva manifestato interesse per Tim con un’offerta per rilevare l’intero gruppo. Un interesse che, però, all’epoca fu rispedito al mittente, mentre ora l’offerta non vincolante è arrivata per una quota di Netco, valutata complessivamente circa 20 miliardi di euro.
La proposta è stata accolta con favore dal CdA di Tim, che però ha dato tempo fino al prossimo 31 marzo per “migliorarla”.
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Il colosso francese dei media, che è il primo azionista di Tim con circa il 24% del capitale (una quota che pesa tantissimo in ogni passaggio assembleare), ha già fatto trapelare di ritenere che la cifra “congrua” per Netco sia di 31 miliardi di euro. Inoltre, per tenersi le mani libere in questa trattativa, Vivendi ha ritirato i propri rappresentanti nel prossimo CdA di Tim, a partire dall’amministratore delegato Arnaud de Puyfontaine.
Per il momento, la situazione lascia tutti col fiato sospeso e nelle prossime ore potrebbe verificarsi un altro passaggio importante che potrebbe condurre alla dismissione di un asset davvero strategico sia per l’ex colosso delle TLC sia per l’interesse nazionale.
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