Secondo un sondaggio pubblicato lunedì dalla Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), circa due dozzine di Banche Centrali delle economie emergenti e avanzate dovrebbero mettere in circolazione le rispettive valute digitali entro la fine del decennio.
Per stare al passo con l’innovazione e i progressi della tecnologia, le Banche Centrali di tutto il mondo stanno studiando e lavorando a versioni digitali delle loro valute, per evitare di lasciare i pagamenti digitali al settore privato in un contesto di accelerazione del declino del denaro contante.
Alcune stanno anche sviluppando versioni appositamente dedicate alle transazioni tra istituzioni finanziarie.
In base a quanto rilevato dalla BRI nel sondaggio condotto su 86 banche centrali alla fine del 2022, la maggior parte delle nuove valute digitali delle Banche Centrali (Central Bank Digital Currencies – CBDC) emergerà nello spazio al dettaglio, unendosi a quelle delle Bahamas, dei Caraibi orientali, della Giamaica e della Nigeria, che già gestiscono valute digitali retail.
Sempre secondo la BRI, sul versante wholesale, che in futuro potrebbe consentire alle istituzioni finanziarie di accedere a nuove funzionalità grazie alla tokenizzazione, nove banche centrali potrebbero lanciare dei CBDC ad hoc.
“Il miglioramento dei pagamenti transfrontalieri è uno dei principali fattori che spingono le banche centrali a lavorare sui CBDC wholesale“, scrivono gli autori del rapporto.
A fine giugno, la Banca nazionale svizzera ha dichiarato che emetterà una CBDC wholesale sull’exchenge digitale svizzero come parte di un progetto pilota, mentre la Banca centrale europea (BCE) e la Commissione dell’UE hanno già messo a punto un quadro normativo per l’Euro Digitale, in vista di un possibile lancio nel 2028.
Oltreoceano, i test pilota in Cina raggiungono attualmente 260 milioni di persone, mentre altre due grandi economie emergenti, l’India e il Brasile, prevedono di lanciare le rispettive valute digitali il prossimo anno.
La BRI ha inoltre dichiarato che la percentuale di banche centrali impegnate in una qualche forma di CBDC è salita al 93%, con il 60% che ha affermato che l’emergere di stablecoin e altri cripto-asset ha accelerato il loro lavoro.
Gli ultimi 18 mesi sono stati caratterizzati da turbolenze nel mercato delle criptovalute, tra cui il fallimento di TerraUSD, una stablecoin non garantita, nel maggio 2022, il collasso dell’exchenge cripto FTX a novembre e il fallimento di banche come Silicon Valley Bank e Signature Bank, che servivano i fornitori di criptovalute.
Sebbene questi sviluppi non abbiano avuto un impatto rilevante sui mercati finanziari tradizionali, hanno portato a una svendita di diversi cripto-asset.
Il sondaggio della BRI ha inoltre rilevato che quasi il 40% degli intervistati ha indicato che la propria banca centrale o altre istituzioni nella propria giurisdizione hanno recentemente condotto uno studio sull’uso delle stablecoin e di altri asset digitali tra i consumatori e le imprese.
“Se ampiamente utilizzati per i pagamenti, i cripto-asset, comprese le stablecoin, potrebbero costituire una minaccia per la stabilità finanziaria“, si legge nel rapporto della Banca dei Regolamenti Internazionali.
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