Oggi, mercoledì 12 luglio, i prezzi del petrolio si sono mossi a malapena, mentre i mercati valutano un possibile aumento delle scorte di greggio negli Stati Uniti e i tagli all’offerta pianificati dai maggiori esportatori del mondo per favorire l’aumento della domanda globale.
Alle 7.15 ora italiana, i futures del Brent sono scesi di 6 centesimi a $79,34 al barile, mentre il greggio statunitense West Texas Intermediate (WTI) è scivolato di 6 centesimi a $74,77 al barile.
“Fondamentalmente, dovremmo raggiungere una situazione di deficit dell’offerta nel terzo trimestre, ma è ancora da vedere se ciò sarà superato dalle preoccupazioni per la recessione e dal sentimento di cautela nei confronti dei rialzi dei tassi“, ha dichiarato Suvro Sarkar, analista capo della DBS Bank che si occupa di energia.
Nel frattempo, gli investitori attendono la pubblicazione dei dati sull’inflazione statunitense, prevista oggi, per avere indicazioni sulle prospettive di rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve (Fed) statunitense.
Un ulteriore inasprimento della politica monetaria potrebbe, in effetti, rallentare la crescita economica e ridurre la domanda di petrolio.
Secondo il FedWatch tool del CME, al momento i mercati prevedono una probabilità del 92% di un rialzo di 25 punti base durante la riunione del FOMC del 25-26 luglio.
In base agli ultimi dati dell’American Petroleum Institute, un altro segnale negativo per la domanda di petrolio è l’aumento delle scorte di greggio degli Stati Uniti di circa 3 milioni di barili nella settimana fino al 7 luglio, contro i 500.000 barili previsti dagli analisti.
Se i dati dell’Energy Information Administration (EIA) saranno confermati nel corso della giornata, si tratterebbe del primo accumulo di scorte di greggio in quattro settimane, a fronte di un aumento di 3,3 milioni di barili nella stessa settimana dello scorso anno e di un calo medio quinquennale di 6,9 milioni di barili.
Tuttavia, le previsioni dell’EIA statunitense e dell’Agenzia Internazionale per l’Energia indicano che il mercato si ridimensionerà fino al 2024. L’EIA ha previsto che la domanda globale supererà l’offerta di circa 100.000 bpd nel 2023 e di 200.000 bpd nel 2024.
Contestualmente, l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) ha dichiarato che il mercato del petrolio dovrebbe rimanere rigido nella seconda metà del 2023, citando la forte domanda da parte della Cina e dei Paesi in via di sviluppo combinata con i tagli all’offerta annunciati di recente dai principali esportatori – Arabia Saudita e Russia.
La scorsa settimana, l’Arabia Saudita si è infatti impegnata a prolungare il taglio della produzione di 1 milione di bpd ad agosto, mentre la Russia taglierà le esportazioni di 500.000 bpd.
“Le prospettive a breve termine della domanda di greggio non dovrebbero essere così negative, dato che quest’estate tutti andranno in vacanza e dovranno viaggiare“, ha dichiarato Edward Moya, analista senior di OANDA.
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