A marzo i prezzi al consumo negli Stati Uniti sono saliti del 5% su base annua, leggermente al di sotto del 5,1% atteso dagli analisti.
Nonostante il calo del costo della benzina, gli affitti però rimangono ostinatamente alti, mantenendo in auge le pressioni inflazionistiche di fondo e rendendo sempre più probabile un nuovo aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve il mese prossimo.
Su base mensile l’aumento del CPI è stato dello 0,1%, a fronte del +0,2% previsto dal mercato, dopo essere salito dello 0,4% a febbraio.
Nei 12 mesi precedenti, l’indice dei prezzi al consumo è salito del 5,0%, l’aumento su base annua più basso da maggio 2021.
Il CPI annuale ha raggiunto un picco del 9,1% a giugno dello scorso anno, il più grande aumento dal novembre 1981, mentre l’inflazione rimane più che doppia rispetto all’obiettivo del 2% fissato dalla Fed.
Inoltre, si prevede che i prezzi della benzina rimbalzino nei prossimi mesi dopo che l’Arabia Saudita e altri produttori di petrolio OPEC+ hanno annunciato a inizio aprile ulteriori tagli alla produzione di petrolio.
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I dati sull’inflazione sono arrivati sulla scia del rapporto sull’occupazione di venerdì scorso, che ha mostrato un solido ritmo di crescita dei posti di lavoro a marzo (+236.000) e un tasso di disoccupazione in calo al 3,5%.
Il persistere di un’inflazione elevata, la rigidità del mercato del lavoro e i segnali di allentamento delle tensioni sui mercati finanziari, causate dal crollo di due banche regionali avvenuto il mese scorso, dovrebbero consentire alla Banca Centrale statunitense di continuare a dare priorità al ripristino della stabilità dei prezzi.
In molti ora si aspettano che la Federal Reserve aumenti i tassi di altri 25 punti base nella riunione del 2-3 maggio, per poi fare una pausa a giugno. I mercati prevedono anche che la Fed allenti la stretta monetaria entro la fine dell’anno a causa di una prevista recessione, nonostante i suoi funzionari abbiano sottolineato la necessità di mantenere i tassi alti per ridurre l’inflazione.
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