Come previsto, ieri la Federal Reserve statunitense (Fed) ha nuovamente aumentato i tassi di interesse sul dollaro di 25 punti base. Si tratta del decimo aumento consecutivo che suggella la serie più rapida di aumenti dei tassi degli ultimi quattro decenni.

Di conseguenza, il livello di riferimento sui federal funds è salito ad una forchetta del 5-5,25%, il valore più elevato da metà 2007.

Il comitato monetario della Banca Centrale Usa (Fomc) ha segnalato “una crescita modesta dell’attività economica nel primo trimestre” mentre “l’aumento dei posti di lavoro è stato robusto e il tasso di disoccupazione basso“. Tuttavia, i funzionari hanno anche precisato che “l’inflazione rimane elevata“, un “rischio sul quale il Comitato rimane molto attento“.

Nel comunicato diffuso al termine della due giornate di meeting del Fomc, la Federal Reserve ha però ridefinito i suoi propositi per le decisioni future, affermando che valuterà una serie di elementi e dati per stabilire se saranno necessari ulteriori inasprimenti per portare l’inflazione al target del 2%.

La Fed cambia atteggiamento su una possibile pausa nei rialzi

Dopo l’ultima riunione del Fomc a marzo, la Banca Centrale statunitense ha affermato in maniera più esplicita che si sarebbero resi necessari ulteriori inasprimenti della politica monetaria, mentre oggi la situazione sembra un tantino diversa.

Secondo gli esperti, infatti, la rimodulazione dei termini di ieri potrebbe segnalare una conclusione – o quantomeno un rallentamento – della fase rialzista dei tassi.

Durante la conferenza stampa il presidente della Fed, Jerome Powell, ha detto che in merito ai tassi “ci lasceremo guidare dai dati in arrivo, riunione dopo riunione, e affronteremo la questione su una possibile pausa nella riunione di giugno“.

Questa affermazione va quindi a sostituire la precedente frase che diceva: “ulteriori giri di vite potrebbero essere appropriati per mantenere la politica monetaria sufficientemente restrittiva per riportare l’inflazione al 2% nel corso del tempo“, aprendo così la strada a una possibile pausa negli aumenti dei tassi di interesse entro la fine dell’anno.

Tuttavia, riguardo alle prossime decisioni della Fed nella riunione di giugno, Powell non ha lasciato molte speranze su un calo dei tassi di interesse.

Riteniamo che l’inflazione non scenderà così rapidamente. Ci vorrà tempo. Pertanto, se le previsioni sono ampiamente corrette, non sarebbe appropriato tagliare i tassi”. Il presidente ha poi aggiunto che “la domanda dovrà indebolirsi e le condizioni del mercato del lavoro dovranno ammorbidirsi ancora un po’ per iniziare a vedere dei progressi“.

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