Lunedì 24 aprile, i prezzi del petrolio sono scesi di oltre l’1%, poiché le preoccupazioni per l’aumento dei tassi d’interesse, l’economia globale e le prospettive della domanda di carburante hanno superato le aspettative di una riduzione dell’offerta in seguito ai tagli alla produzione dell’OPEC+.

Alle 06:27 GMT, il Brent è sceso di 91 centesimi, pari all’1,11%, a 80,75 dollari al barile, mentre il West Texas Intermediate statunitense è crollato a 76,96 dollari al barile, anch’esso in calo di 91 centesimi, pari all’1,17%.

Entrambi i contratti sono scesi di oltre il 5% la scorsa settimana, registrando il primo calo settimanale in cinque anni, in quanto la domanda di benzina implicita negli Stati Uniti è diminuita rispetto a un anno fa, alimentando le preoccupazioni di una recessione nel principale consumatore di petrolio al mondo.

Secondo quanto dichiarato dall’analista di CMC Markets Tina Teng, i deboli dati economici statunitensi e i deludenti utili societari registrati nel settore tecnologico hanno scatenato le preoccupazioni sulla crescita e l’avversione al rischio tra gli investitori, mentre la stabilizzazione del dollaro statunitense e l’aumento dei rendimenti obbligazionari stanno aumentando la pressione sui mercati delle materie prime.

Inoltre, si prevede che le banche centrali, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna e all’Europa, aumenteranno i tassi d’interesse durante la prima settimana di maggio, nel tentativo di contrastare un’inflazione ostinatamente alta.

Ad offuscare le prospettive della domanda di petrolio è stata anche la difficile ripresa economica in Cina dopo la pandemia di COVID-19, sebbene i dati doganali cinesi abbiano mostrato venerdì che il primo importatore di greggio al mondo ha registrato volumi record nel mese di marzo.

In particolare, le importazioni cinesi dai principali fornitori Russia e Arabia Saudita hanno superato i 2 milioni di barili al giorno (bpd) ciascuna.

Tuttavia, i margini di raffinazione in Asia si sono indeboliti a causa della produzione record dei principali raffinatori cinesi e indiani, frenando l’appetito della regione per le forniture mediorientali in arrivo a giugno.

Ciononostante, gli analisti e gli operatori commerciali rimangono ottimisti sulla ripresa della domanda di carburante in Cina verso la seconda metà del 2023 e sul fatto che gli ulteriori tagli all’offerta previsti dall’OPEC+ – l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio e i produttori alleati, tra cui la Russia – a partire da maggio potrebbero inasprire i mercati.

I tagli alla produzione pianificati dall’alleanza OPEC+ e le prospettive di una forte domanda da parte della Cina potrebbero dare una spinta ai prezzi nei prossimi giorni, dove il Brent dovrebbe trovare un supporto chiave intorno ai 79 dollari al barile, mentre per il greggio WTI il supporto è allineato a 75 dollari al barile“, ha dichiarato Sugandha Sachdeva, un esperto indipendente di mercati petroliferi.

Inoltre, secondo quanto dichiarato dalla società di servizi energetici Baker Hughes Co., la scorsa settimana le imprese statunitensi del settore energetico hanno aperto nuovi impianti di perforazione per il petrolio e il gas naturale per la prima volta in quattro settimane, segno che il mercato si aspetta un’imminente aumento della domanda.