Per molti sembrava impossibile che la pizza americana potesse sfondare in Italia e così è stato. Eppure in tanti, tra cui la famiglia Berlusconi e quella Coin, avevano scommesso sul successo della famosa catena statunitense Domino’s Pizza nel Belpase. Impresa che a quanto pare non ha avuto successo!
L’anno scorso, ad agosto, si era cominciato a parlare di una sua possibile fine silenziosa in Italia, una notizia che l’azienda aveva fatto passare quasi in sordina.
Al netto delle considerazioni sul fatto di riuscire a far accettare agli italiani la pizza all’ananas di Domino’s, ecco che adesso è stata attivata la procedura di fallimento per le 20 filiali italiane del marchio (principalmente a Milano, Torino, Roma, Bologna, Bergamo e nel Veneto), gestite dal concessionario ePizza Spa.
Le motivazioni addotte per queste chiusure sono legate al fatto che la pandemia di Covid-19 e le successive e prolungate restrizioni hanno danneggiato gravemente la società, fino a costringerla a dichiarare fallimento.
“La pandemia di Covid-19 e le successive restrizioni prolungate hanno gravemente danneggiato ePizza“, si legge nell’ambito di una procedura concorsuale.
L’ultimo bilancio del 2021 di ePizza parla chiaro: il fatturato della società era di 10,5 milioni di euro, mentre il debito ammontava a circa 20 milioni di euro, di cui 5,3 milioni nei confronti delle banche.
Con l’avvio della procedura di liquidazione, il giudice del tribunale di Milano Luca Giani ha nominato come curatore Danilo Cannella e convocato i creditori il prossimo 21 giugno per l’esame dello stato passivo.
Inoltre, con la liquidazione giudiziale è anche saltato fuori che diversi nomi illustri italiani avevano puntato sul successo del brand. Tra gli azionisti dell’azienda figurano infatti anche Luigi Berlusconi, figlio più giovane di Silvio Berlusconi, Piero Coin, figlio di Vittorio Coin, ex proprietario degli omonimi grandi magazzini del Veneto venduti tempo fa a una private equity, e Raffaele Vitale, nipote del banchiere Guido Roberto Vitale.