Gli esperti del settore concordano sul fatto che gli Stati Uniti stanno andando incontro a un’imminente recessione, foraggiata dalla recente crisi di fiducia nel sistema bancario.
Da inizio marzo, il prezzo del petrolio è crollato del 17%, attestandosi a 67 dollari al barile, mentre il prezzo del gas naturale è sceso del 50% da dicembre. Di conseguenza, le azioni delle società attive nel settore dell’oro nero hanno registrato un calo del 20% nelle ultime settimane.
Nell’aprile del 2022, i futures del WTI sono stati brevemente negativi per la prima volta nella storia, ma dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia l’anno scorso, si sono ripresi e hanno raggiunto il livello più alto dal 2008.
Tuttavia, nel 2023 sono nuovamente crollati a causa della recente crisi bancaria, che non accenna a diminuire. Negli Stati Uniti, dopo il crollo della Silicon Valley Bank e alla Signature Bank, anche la First Republic Bank appare vulnerabile.
Situazione simile anche in Europa, dove le autorità di regolamentazione bancaria svizzere hanno orchestrato l’acquisizione forzata di Credit Suisse da parte di UBS nel fine settimana per scongiurare l’aggravarsi della crisi. Tuttavia, l’aumento dei credit default swap (CDS) di Deutsche Bank e il successivo crollo delle sue azioni dimostra che la crisi bancaria non è affatto finita.
Mentre le autorità di regolamentazione a livello globale hanno fatto gli straordinari per calmare i nervi e garantire la stabilità finanziaria, i rialzi dei tassi delle banche centrali non stanno facilitando le cose per il settore bancario.
Queste turbolenze si stanno ripercuotendo anche sui mercati petroliferi: essendo un bene ciclico, il prezzo del petrolio è correlato alla crescita economica, che si prevede rallenterà nel 2023.
I prezzi del petrolio crollano a causa dell’eccesso di offerta
In tutto questo, le scorte di petrolio sono aumentate in modo considerevole.
Stiamo assistendo a un aumento dell’offerta dovuta all’incremento del 40% nella spesa in conto capitale dei giacimenti petroliferi, innescata dai prezzi del petrolio di oltre 100 dollari rispetto allo scorso anno.
Secondo le stime, quest’anno la produzione nazionale dell’oro nero è destinata a crescere di 500mila barili al giorno a 12,9 milioni di dollari. Anche la produzione di petrolio dalla Russia è stata resiliente (11,3 milioni di barili al giorno), di poco al di sotto rispetto a quando Putin decise di invadere l’Ucraina.
Nel frattempo, mentre i prezzi del petrolio si sono indeboliti, Warren Buffett – che da oltre tre anni è alla ricerca di una “acquisizione a misura di elefante” – ha fatto il pieno di titoli energetici nell’ultimo anno.
Chevron è la terza maggiore partecipazione di Berkshire Hathaway, con un valore superiore a 25 miliardi di dollari, mentre Occidental Petroleum è in settima posizione.
Buffett ha aggiunto altre azioni di Occidental Petroleum nel 2023 e il conglomerato detiene ora il 23,1% della società. In particolare, l’anno scorso Berkshire ha ricevuto l’autorizzazione normativa per aumentare la sua partecipazione in Occidental fino al 50%.
Warren Buffett ha scommesso sull’elefante sbagliato?
Dopo aver abbassato l’obiettivo di prezzo a 12 mesi a 94 dollari al barile invece di 100 dollari, in una nota di ricerca l’analista di Goldman Sachs, Daan Struyven, ha scritto:
“Gli investitori attivi nel mercato del petrolio sono diventati eccessivamente pessimisti riguardo alle prospettive. Storicamente, dopo eventi così spaventosi, il posizionamento e i prezzi si riprendono solo gradualmente”.
Tuttavia, dal momento che il target di 94 dollari è molto più alto rispetto a quello attuale, l’ipotesi di un rialzo dei prezzi è realistica?
Secondo Warren Buffett sì. Questo mese, approfittando dei minimi di sei mesi, ha acquisito altri 13 milioni di azioni di Occidental Petroleum per quasi 800 milioni di dollari. Un’operazione che ha aumentato dello 0,9% la partecipazione azionaria di Berkshire Hathaway in Oxy, adesso pari al 23%, per un valore di 12,5 miliardi di dollari.
La Berkshire, inoltre, detiene anche dei warrant d’acquisto pari circa al 9% della società per un valore di 5 miliardi di dollari, più 10 miliardi di dollari di azioni privilegiate, sulle quali riceve 200 milioni di dollari dividendi a trimestre.
Buffett, in un punto della sua recente lettera annuale, ha sottolineato di non avere la sfera di cristallo per prevedere il prezzo del petrolio, ma riconosce il potere di diversificazione dei combustibili fossili a lungo termine per la Berkshire, soprattutto visti gli enormi deficit del governo federale.
Inoltre, bisogna anche considerare che il settore è molto più forte rispetto, ad esempio, al 2020, quando il lockdown per la pandemia ridusse la domanda di energia al punto che i prezzi del petrolio negli Stati Uniti diventarono negativi. Da allora le aziende hanno tagliato i costi e ridotto il debito a un gestibile 25% della capitalizzazione.
Nel frattempo, l’analista della Jefferies & Co, Lloyd Byrne, ha calcolato che un’azienda media ha bisogno che il prezzo del petrolio sia di almeno 53 dollari al barile per “pareggiare” dopo aver pagato dividendi e investimenti di capitale.