C’è grande attesa per le prossime riunioni della BCE e della FED, in programma tra il 25 e 27 luglio 2023, prima della pausa estiva.

In quelle riunioni la Banca Centrale europea, guidata da Christine Lagarde, dovrebbe ufficializzare un nuovo rialzo dei tassi di interesse di circa 25 punti base che, secondo gli esperti, potrebbero essere l’ultimo di una lunga serie iniziata il 21 luglio del 2022, con otto aumenti consecutivi che hanno segnato un deciso cambio nella politica monetaria dell’Eurozona.

Cosa aspettarsi dalle riunioni di luglio?

Come dicevamo, il 25 e il 27 Luglio, prima la BCE e poi la FED statunitense si riuniranno per decidere la strategia in materia di politica monetaria e lotta all’inflazione. In base alle prime informazioni comunicate dalla presidente Christine Lagarde dopo la riunione del 22 giugno, dovrebbe essere attuato un ulteriore rialzo dei tassi di interesse.

Per essere più precisi, l’istituto di Francoforte ha annunciato che, durante le sedute di fine luglio, il consiglio dovrebbe ufficializzare un rincaro di 25 punti base. Se confermato, si tratterebbe del nono aumento consecutivo prima della pausa estiva. Ad agosto infatti, sia la BCE che la FED non hanno in programma riunioni per la rivalutazione dei tassi.

Tuttavia, se da un lato la Banca Centrale europea ha già annunciato la direzione che prenderà, dall’altro la decisione della Federal Reserve statunitense continua ad essere un incognita, dal momento che non sono state rilasciate dichiarazioni su eventuali rincari dopo l’ultima riunione del FOMC di giugno.

La BCE conferma il rialzo di luglio

Un ulteriore aumento del costo del denaro di 25 punti base a luglio porterebbe i tassi di interesse al 3,75%, a cui farà seguito una pausa per il mese di agosto e poi uno scenario incognito per settembre.

Le valutazioni della BCE, come ha spesso sottolineato la presidente Christine Lagarde, vengono effettuate di volta in volta, per cui la banca centrale europea non è in grado di prevedere, da qui a due mesi, quale sarà lo scenario economico e monetario, ne di definire i livelli di inflazione.

L’unica cosa certa è che a giugno il livello di inflazione nell’Eurozona è sceso al 5,5%, un livello che, per quanto rimanga ancora elevato, risulta dimezzato rispetto ad ottobre 2022, quando ha toccato il picco del 10,6%.

In base ai dati elaborati all’Eurotower, a settembre l’inflazione potrebbe ulteriormente calare, fino a raggiungere il 4% e, nella migliore delle ipotesi, raggiungere il 3% entro ottobre 2023, avvicinandosi così all’obiettivo della BCE del 2%.

Secondo la Banca Centrale europea, il rapido raffreddamento dell’inflazione non è dovuto solo all’inasprimento della politica monetaria in questi mesi, ma anche e soprattutto a fattori esterni.

Uno degli elementi chiave che hanno permesso di contenere l’inflazione è stato il calo dei prezzi dell’energia, resi possibili dalle diverse strategie comunitarie ed individuali dei singoli paesi UE, che ha spinto al ribasso i costi di produzione e trasporto della maggior parte dei prodotti lavorati in UE.

L’energia infatti, sottolinea la BCE, ha un incidenza significativa sulla maggior parte dei prezzi, poiché i suoi rincari intaccano tutta la filiera, dal produttore al consumatore, portando ad aumenti a ogni livello, che si sommano nel prodotto finale aumentandone esponenzialmente i costi.

Anche negli USA, giugno è stato un mese piuttosto positivo che ha visto da un lato i livelli di inflazione più bassi del 2023, e dall’alto un progressivo calo dei prezzi massimi nel settore energetico.

Pertanto, anche per la FED l’evoluzione dell’inflazione e del quadro economico tra luglio e agosto sarà determinante per le decisioni di Settembre.

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