Dopo la riunione di ieri della Federal Reserve statunitense, che ha temporaneamente sospeso il rialzo dei tassi di interessi, oggi è il turno della Banca centrale europea (BCE), che dovrebbe alzare il costo del denaro dello 0,25%, proseguendo la sua lotta contro l’inflazione.
Bce sotto i riflettori con la riunione di oggi: cosa aspettarsi?
Mentre la riunione della Bce è attualmente in corso all’Eurotower, i riflettori sono già accesi sulla presidente Christine Lagarde e la sua conferenza stampa, che inizierà alle 14.45.
Per quando riguarda la decisione sull’aumento del costo del denaro, non dovrebbero esserci sorprese visto che Lagarde e molti altri membri hanno già anticipato un rialzo di 25 punti base.
Tuttavia, non manca la suspence sull’esito della riunione e della consueta conferenza stampa al seguito: la domanda cruciale di analisti e investitori è fino a quando durerà la politica monetaria aggressiva della Bce e cosa accadrà nei prossimi mesi.
Intanto ieri, la Federal Reserve statunitense si è presa una pausa e ha lasciato invariati i tassi di interesse in una forchetta fra il 5 e il 5,25%, per la prima volta in 18 mesi, anche se ulteriori rialzi sono stati messi in conto.
Troppo presto per fermarsi?
In attesa della riunione di oggi, giovedì 15 giugno, gli analisti si aspettano che la Banca centrale europea aumenti ancora il costo ufficiale del credito di 25 punti base, portando il tasso di riferimento al 4% – un livello storicamente non altissimo – lasciandosi le mani libere per il futuro.
Altri due rialzi, a luglio e settembre, sono quindi altamente probabili.
Negli Stati Uniti e nell’eurozona, i tassi d’inflazione headline su base annua sono in calo, principalmente grazie alla riduzione dei prezzi dell’energia e dei beni di consumo, e alla normalizzazione delle catene di approvvigionamento.
Tuttavia, questo non significa che la pressione inflazionistica sia scomparsa. Nel medio termine ci si aspetta che i tassi di inflazione negli Stati Uniti e nell’area euro si stabilizzino su valori superiori all’obiettivo del 2% fissato dalle Banche centrali, a meno che non si verifichi una recessione e la pressione deflazionistica non torni a farsi sentire.
Questo scenario, tuttavia, sembra ancora lontano, dal momento che l’economia sta rallentando e incidenti come il crollo della Silicon Valley Bank e di Credit Suisse non sono stati sistemici.
Pertanto, con il persistere della pressione inflazionistica molti si aspettano che la Bce continui il suo ciclo di rialzo dei tassi, in linea con l’andamento dell’inflazione, la possibilità che l’Europa entri effettivamente in recessione e le prossime mosse di politica monetaria della Fed.
Gli scenari futuri
Il primo banco di prova per la Bce è previsto a fine mese, quando verranno pubblicati i dati sull’inflazione nell’Eurozona.
Solo allora di potrà capire se l’aumento dei prezzi ad aprile rispetto a marzo è stato un episodio isolato o se, invece, il trend discendente che aveva caratterizzato il semestre precedente si è fermato.
Nel frattempo, le ultime stime della Bce prevedono un’inflazione intorno al 3% a fine anno (5,3% nell’intero 2023), con un ritorno al target del 2% intorno a metà 2025.
Infine, per quanto riguarda i dati italiani sull’inflazione, secondo quanto previsto dalla Banca d’Italia dopo un aumento di quasi il 9% nel 2022, ci si aspetta un calo al 6,5% nel 2023, arrivando al 2% nel 2025.
Tutto questo, però, tenendo anche conto del fatto che ci troviamo in uno scenario in continua evoluzione, all’interno del quale ogni previsione rischia di avere vita breve.
Secondo la maggior parte degli analisti, l’inflazione “scenderà sotto il 3% nel quarto trimestre di quest’anno, con volatilità sui dati mensili”, a meno che non vi siano nuove tensioni in campo geopolitico e ulteriori rallentamenti della crescita economica nell’area dell’euro.
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