Apple (NYSE: AAPL) è da tempo intenzionata a ridurre in maniera significativa la sua dipendenza dalla filiera produttiva cinese, spostando almeno il 25% della produzione di iPhone (e non solo) verso altri paesi come l’India e il Vietnam. Tuttavia, la maggior parte degli analisti ritiene che questo sia più facile a dirsi che a farsi per il produttore di iPhone.
Il colosso tecnologico di Cupertino, insieme a molti altri nella Silicon Valley, aveva da tempo scelto la Repubblica popolare cinese come suo principale centro di produzione per una serie di motivi economici e politici, tra cui l’ampiezza del mercato locale e i salari di gran lunga più bassi rispetto a quelli americani. In particolare, si era affidata all’azienda taiwanese Foxconn, che ha fondato a Zhengzhou una “iPhone City” dove vivono e lavorano circa 300.000 dipendenti. Al picco della sua operatività, questo mega stabilimento era arrivato a realizzare l’85% degli iPhone Pro.
Di certo, la presenza di Apple in Cina è stata reciprocamente vantaggiosa: il Paese è emerso come un polo produttivo efficiente e a basso costo, mentre la presenza di colossi globali come Apple ha aiutato l’economia cinese a crescere.
Nonostante la maggior parte delle aziende statunitensi fosse consapevole da tempo che una simile dipendenza da Pechino fosse rischiosa, soprattutto in virtù della situazione relativa ai diritti umani, hanno continuato a rafforzare la loro presenza nella seconda economia mondiale perché i vantaggi erano troppo significativi e i rischi tutto sommato limitati. Poi però è arrivato il Covid-19 e ha cambiato tutto, inducendo molti giganti statunitensi, primo tra tutti Apple, a ripensare alle proprie strategie.
Le proteste contro le misure anti-Covid adottate da Pechino hanno paralizzato stabilimenti cruciali come quello di Foxconn a Zhengzhou, la cui capacità produttiva è scesa al 20% a novembre. A questo si aggiungono anche le tensioni geopolitiche fra Usa, Cina e Taiwan, che oscurano ancora di più l’orizzonte.
Apple sta valutando la possibilità di diversificare la propria produzione
Sull’onda delle crescenti tensioni geopolitiche e dei ripetuti lockdown indetti nel paese a causa del Covid-19, Apple sarebbe già pronta a spostare in India almeno il 5% della produzione del suo nuovo iPhone 14 entro la fine di quest’anno, per poi arrivare al 25% entro il 2025, includendo anche Mac, iPad, Apple Watch e AirPods.
Lo rivela il Wall Street Journal, confermando voci che ormai circolavano da tempo, e non solo per gli effetti della pandemia. Secondo quanto riportato, la compagnia di Cupertino sta cercando di diversificare la propria catena di approvvigionamento in due modi: in primo luogo, collaborando con altre aziende cinesi, come Wingtech Technology e Luxshare Precision Industry, per ridurre la dipendenza da Foxconn; e, in secondo luogo, spostando la produzione in Paesi asiatici come India e Vietnam. Ming-chi Kuo, analista di TF International Securities, ritiene che a lungo termine Apple intenda assemblare in India il 40-45% dei suoi iPhone.
Inoltre, alcuni media indiani hanno riferito che Tata, uno dei maggiori gruppi industriali indiani con sede a Mumbai, sta valutando l’acquisto dello stabilimento indiano di Wistron, che è uno dei tre principali partner di Apple nel Paese. In aggiunta, il fatto che l’India – come tanti altri Paesi asiatici (tra cui Vietnam, Indonesia e Thailandia) – stia offrendo incentivi ai produttori di elettronica, ha motivato molte multinazionali tech a passare a una strategia “Cina più uno” per distribuire la produzione tra la Cina e un paese del sud-est asiatico. Quest’anno, inoltre, i titoli indiani stanno sovraperformando la media dei mercati globali grazie alla forte economia interna.
La catena di fornitura di AAPL è concentrata in Cina
Nel frattempo, non sarà facile per Apple spostare la produzione dalla Cina. Osservando il mercato mondiale degli smartphone e dei prodotti hi-tech nel suo complesso, Counterpoint Research ha evidenziato che a un certo punto lo stabilimento di Foxconn a Zhengzhou produceva quasi l’85% degli iPhone, mentre il suo direttore Jeff Fieldhack ha affermato che la massiccia presenza di Apple in Cina potrebbe essere utilizzata come merce di scambio nell’ambito delle crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina.
Sotto il precedente Presidente Donald Trump, gli Stati Uniti hanno imposto tariffe e sanzioni commerciali su molti beni cinesi e, con l’aumentare dei problemi tra le due potenze mondiali, sono stati lanciati numerosi appelli volti a boicottare i prodotti Apple assemblati in Cina. Sebbene la Mela abbia dichiarato che l’impatto di queste misure sia stato minimo, ci sono altri motivi per cui non sarà facile spostare la produzione dal Paese.
Il Vietnam, per esempio, è un’economia molto più piccola e con una popolazione ridotta rispetto alla Cina. L’India, invece, ha una grande popolazione in età lavorativa, ma non dispone di molti lavoratori manifatturieri qualificati. Inoltre, non è ancora un luogo facile dove fare affari, soprattutto per i progetti di produzione su larga scala.
Apple sposta la produzione in India, ma non sarà facile
Secondo il Wall Street Journal, Apple ha già dato il via ai piani per diversificare la sua catena produttiva dentro e fuori la Cina. All’interno punta su altre compagnie, come Luxshare e Wingtech, per compensare i problemi di Zhengzhou, mentre all’esterno guarda all’India per produrre tra il 40 e il 45% degli iPhone, e al Vietnam per altri gadget come AirPods, smatwatch e laptop.
Non sarà una transizione facile, ma la Mela ha già chiesto ai suoi fornitori di pianificare più attivamente l’assemblaggio dei prodotti Apple altrove in Asia, guardando soprattutto al Vietnam e all’India, che stanno adottando diverse misure per aumentare l’impronta produttiva, come gli investimenti nelle infrastrutture e la riforma del quadro giuridico.
Inoltre, gli eventi dell’ultimo anno sembrano aver indebolito lo status della Cina come principale centro manifatturiero e questo potrebbe aver spinto Apple a ritenere poco conveniente avere la produzione concentrata in un unico posto.
Il titolo AAPL è apparso debole nell’ultimo mese
Sebbene AAPL sia ancora il titolo FAANG con la migliore performance del 2022, nell’ultimo mese è apparso debole per via dei problemi legati alla catena di approvvigionamento in Cina. A causa delle misure anti-Covid adottate da Pechino, nell’ultimo trimestre lo stabilimenti di Foxconn a Zhengzhou ha prodotto 6 milioni di iPhone in meno rispetto alle previsioni, generando lunghe file di clienti americani in attesa per acquistare il nuovo modello di iPhone 14 durante i saldi del Cyber Week.
I problemi di produzione potrebbero incidere sui ricavi di Apple nel trimestre di dicembre, insieme al rallentamento dell’economia cinese dovuto alle restrizioni del COVID-19. Inoltre, mentre la Cina punta ancora ufficialmente a una crescita del PIL del 5,5% per il 2022, sembra improbabile che riesca a raggiungere questo obiettivo considerando i rallentamenti registrati nei primi nove mesi di quest’anno.
Nel frattempo, Warren Buffett non sembra preoccupato e ha aggiunto altre azioni AAPL nella prima metà del 2022. Ecco una guida su come i principianti possono acquistare azioni Apple.
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