Anche oggi, i prezzi delle principali criptovalute sono in calo. Secondo CoinMarketCap, Bitcoin è sceso dell’1,4% circa nelle ultime 24 ore, attestandosi sotto i 17.000. Brutte notizie anche per Ether, che nello stesso time frame è calato del 2,4% circa, mentre BNB, Ripple, Dogecoin, Cardano e Polygon sono scesi tra il 2 e il 5%.
L’ultimo trend ribassista, che ha visto la maggior parte delle criptovalute scendere modestamente dai massimi delle scorse settimane, è stato influenzato da una serie di eventi e fattori macroeconomici.
Lunedì sono stati pubblicati i dati dell’ISM Services PMI degli Stati Uniti per il mese di novembre, che si sono rivelati più positivi del previsto. Insieme al rapporto sui dati occupazionali, anch’esso solido, di venerdì scorso, i trader hanno iniziato a temere che l’economia statunitense non rallenti a sufficienza per consentire all’inflazione di tornare all’obiettivo del 2,0% fissato dalla Federal Reserve, il che significa che la banca centrale potrebbe essere costretta a premere ancora più forte sul freno con ulteriori rialzi dei tassi l’anno prossimo.
Questo diffuso sentiment negativo ha provocato il rally del dollaro USA, il balzo dei rendimenti, il calo degli indici azionari statunitensi e il crollo dei prezzi delle criptovalute. Sebbene questi ultimi si siano stabilizzati martedì scorso, rimangono comunque ancora molto bassi rispetto ai livelli di lunedì prima della pubblicazione dei dati. Bitcoin, ad esempio, aveva raggiunto i 17.400 dollari e ora è sceso del 2,0% rispetto ai massimi pre-dati.
Il Bitcoin ha subito una flessione dopo il rapporto ISM di lunedì. Fonte: TradingView
Ma il calo delle criptovalute potrebbe essere temporaneo
Sebbene le forze macroeconomiche abbiano trascinato il crypto market al ribasso lunedì, potrebbero comunque risollevare i prezzi delle criptovalute nel corso di questa settimana. Fino a venerdì non ci dovrebbero essere nuovi dati economici importanti negli Stati Uniti, quindi nei prossimi giorni è probabile che la variazione dei prezzi dei vari asset, comprese le principali stablecoin, rimanga piuttosto tranquilla. Tuttavia da venerdì in poi le cose potrebbero cambiare.
Venerdì prossimo è infatti prevista la pubblicazione dei dati relativi all’inflazione dei prezzi alla produzione (PPI) negli Stati Uniti per il mese di novembre e della versione preliminare del sondaggio dell’Università del Michigan (UoM) sul sentiment dei consumatori di dicembre. Si prevede, in effetti, che il tasso su base annua del PPI dovrebbe crollare al 7,2% ,toccando il minimo dalla metà del 2021. L’aumento dell’indice PPI su base mensile, invece, dovrebbe attestarsi a un moderato 0,2% per il terzo mese consecutivo, in coerenza con un’inflazione leggermente superiore all’obiettivo del 2,0% della Fed.
Se i dati dell’IPP dovessero risultare in linea con le attese o riservare sorprese al ribasso, potrebbero rafforzare ulteriormente l’idea che l’inflazione statunitense stia rapidamente tornando verso l’obiettivo stabilito dalla Federal Reserve, che potrebbe quindi decidere di allentare la pressione e ridurre almeno il numero di rialzi dei tassi, dando una spinta tanto ai titoli azionari quanto alle criptovalute.
Nel frattempo, i trader esamineranno con attenzione l’ultima indagine dell’UoM sul sentiment dei consumatori e, in particolare, monitoreranno le aspettative di inflazione del sondaggio, in quanto la Fed ha dichiarato in passato di prestare molta attenzione a questo aspetto.
Un rally di Babbo Natale in arrivo a dicembre?
Un altro fattore da considerare è la stagionalità dei mercati delle criptovalute (e del mercato azionario). Entrambi tendono storicamente a rafforzarsi verso la fine dell’anno e questo fenomeno viene spesso definito “Rally di Babbo Natale”. Negli ultimi nove anni, il rendimento medio di Bitcoin a dicembre è stato del 5,7%. La perdita maggiore è stata del 34,81% nel 2013, mentre il guadagno più elevato è stato del 46,92% nel 2020.
Stesso discorso anche per Ether, il cui guadagno mensile medio a dicembre negli ultimi 6 anni è stato dell’11,3%, con il guadagno maggiore del 70,54% nel 2017 e la perdita peggiore del 20,61% nel 2021. Anche se la stagionalità da sola non sarà sufficiente a innescare il tanto atteso “Rally di Babbo Natale”, potrebbe comunque accelerare le cose se le forze macroeconomiche riusciranno a sollevare i prezzi nelle prossime settimane.
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