Nuovo shock per il settore cripto dopo che ieri il giudice Jed Rakoff, che sta seguendo il caso Terraform Labs legato a Do Kwon e al disastro di Terra Luna, ha rigettato tutte le obiezioni e le richieste di archiviazione da parte degli avvocati del gruppo, respingendo anche quanto deciso dalle corti di New York nel processo di Ripple contro la Securities and Exchange Commission (SEC) statunitense.

Uno sviluppo che apre a scenari non positivi per il comparto, dopo che il giudice Analisa Torres aveva stabilito che le vendite del token XRP da parte di Ripple non costituiscono contratti di investimento.

Il giudice respinge la domanda di archiviazione del caso Terraform Labs

La mozione per l’archiviazione era stata presentata da Terraform Labs lo scorso aprile, sostenendo che la SEC non avesse giurisdizione sia sulla società che sul suo fondatore Do Know. In aggiunta, affermava che Mirror Protocol (MIR), Terra Classic (LUNC) e TerraUSD Classic (USTC) non fossero security.

Dopo aver esaminato la richiesta e i documenti allegati, il giudice Jed Rakoff del Tribunale del Distretto Sud di New York ha però respinto la domanda, affermando:

Ai fini di questa mozione, tutte le accuse ben circostanziate devono essere considerate vere e tutte le ragionevoli deduzioni che ne derivano devono essere tratte a favore della SEC“.

Questo significa che la causa intentata dalla SEC contro Terraform Labs è destinata a continuare. Per quanto riguarda la questione security, il giudice ha affermato che la SEC ha l’autorità di regolamentare le cripto anche senza l’autorizzazione del Congresso.

La decisione del giudice Rakoff ribalta anche la sentenza del caso Ripple

La decisione del giudice Rakoff assume grande rilevanza anche nel caso Ripple, contestando l’argomentazione secondo cui il test di Howey, che determina se la vendita di un token costituisce un contratto di investimento, dovrebbe distinguere tra acquirenti diretti e secondari.

Secondo Rakoff, entrambi gli acquirenti avrebbero potuto essere influenzati dalle promesse di redditività degli imputati, sfidando così quanto deciso dal giudice Analisa Torres nel caso Ripple, che suggeriva l’irrilevanza degli investitori sul mercato secondario.

La corte rigetta l’approccio recentemente adottato da un altro giudice di questo Distretto in un caso simile, SEC vs Ripple Labs. In quel caso la corte ha rilevato che ‘mentre gli investitori istituzionali si aspettavano ragionevolmente che la società avrebbe utilizzato il capitale ricevuto dalle vendite per migliorare l’ecosistema’, quelli che hanno acquistato i token/coin tramite transazioni secondarie non avevano basi ragionevoli per aspettarsi lo stesso.

Le reazioni del mercato cripto

La sentenza del giudice Torres dello scorso 13 luglio ha messo uno stop alla causa infinita tra Ripple e la SEC, iniziata nel dicembre 2020, affermando che XRP non è una security.

A seguito della decisione, il valore di XRP è salito del 67% nel giro di poche ore, portando il token da 0,47 a 0,82 dollari.

Tuttavia, con l’ultimo sviluppo del caso Terraform Labs, XRP, Solana, Polygon e altri token considerati titoli dalla SEC hanno registrato una correzione tra il 9 e il 13%.

Per quanto riguarda LUNA – il token nativo di Terra – nell’ultimo anno il suo valore è sceso da 2,27 agli attuali 0,5 dollari, con un dump annuale del -75%, secondo i dati di CoinMarketCap.

Dal momento che la criptovaluta non ha più un ecosistema florido alle sue spalle e la sua situazione relativa al caso di Terraform Labs è alquanto disastrosa, le previsioni future sul suo prezzo non possono che essere pessimistiche.

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