Secondo l’ultima stima flash dell’Eurostat – l’Ufficio statistico dell’Unione europea – a giugno il tasso annuo di inflazione nell’Eurozona è sceso al 5,5% dal 6,1% di maggio.

Tuttavia, si tratta di un calo moderato che non sembra poter impedire ulteriori aumenti dei tassi d’interesse da parte della Bce, con misure che andranno a incrementare ulteriormente il costo dei prestiti in tutta l’economia.

Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, secondo l’istituto di statistica europeo è rimasto stabile al 6,5% rispetto ad aprile e in calo dal 6,7% dell’anno precedente.

Nello specifico, è sceso al 5,9% su mese e su anno dal 6% di aprile e dal 6,1% di maggio 2022. L’Eurostat ha anche aggiunto che attualmente le persone disoccupate nell’UE sono 12,937 milioni, contro gli 11,014 milioni della Zona Euro, in calo in entrambe le aree, mentre il tasso di disoccupazione giovanile è stato pari al 13,9% in entrambe le aree (dal 13,8% in E20 e stabile per Ue il mese prima).

Perché si prevedono ulteriori rialzi dei tassi di interesse se l’inflazione è in calo?

Sebbene si tratti di un calo notevole rispetto al picco del 10,6% di ottobre 2022, il persistere di prezzi elevati in Europa, Regno Unito e Stati Uniti ha spinto le principali banche centrali a proseguire nella stretta monetaria fino a quando l’inflazione non scenderà all’obiettivo del 2%.

L’impennata iniziale dell’inflazione è stata alimentata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, che ha fatto aumentare i prezzi dell’energia e dei generi alimentari.

Tuttavia, per quanto questi rincari e i problemi della catena di approvvigionamento si siano via via attenuati, l’inflazione ha continuato a persistere in altri settori dell’economia.

L’aumento dei prezzi più significativo ha riguardato in particolare il settore dei servizi, un’enorme fetta dell’economia che ingloba numerosi comparti, dai trasporti alle comunicazioni, dalle cure mediche all’agricoltura, passando per il turismo e le attività intellettuali in generale.

Difatti, molte aziende che offrono servizi turistici, come alberghi e compagnie aeree, stanno facendo pagare di più ai viaggiatori estivi per compensare la perdita di potere d’acquisto.

Ridurre la domanda e abbassare i prezzi

I dati sull’inflazione sono al centro del monitoraggio della Banca Centrale Europea, che lo scorso 15 giugno ha ulteriormente aumentato i tassi di interesse di un quarto di punto percentuale, portando il tasso sui rifinanziamenti principali al 4%, quello sui depositi al 3,50% e quello sui prestiti marginali al 4,25%.

Si tratta dell’ottavo aumento consecutivo da luglio dello scorso anno, con l’obiettivo di frenare la corsa dell’inflazione.

Questo ulteriore inasprimento della politica monetaria da parte della Bce sta quindi rendendo più costoso per le famiglie e le imprese contrarre prestiti per l’acquisto di case, automobili, nuovi edifici per uffici e attrezzature di fabbrica. Questo riduce di conseguenza la domanda, facendo scendere i livelli dei prezzi.

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