Dopo il netto calo delle scorse sessioni di scambio, lunedì mattina il dollaro statunitense è salito ai massimi di un mese contro lo yen giapponese, mentre gli operatori prevedono un altro rialzo dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve e la Bank of Japan (BoJ) rimane fedele alla sua politica monetaria ultra-accomodante.
All’inizio della sessione odierna, il biglietto verde è salito a 134,22 yen , il livello più alto dallo scorso 15 marzo, dopo un rialzo dello 0,12% a 133,9 ¥.
Nel frattempo, l’US dollar index (USDX) – l’indice che misura il valore del dollaro statunitense rispetto alle sei principali valute estere (Euro, Yen, Sterlina Britannica, Dollaro canadese, Corona Svedese e Franco Svizzero) – è rimasto invariato a 101,64, dopo che venerdì ha toccato il minimo di un anno a 100,78 yen.
Grafico USD/JPY – Fonte TradingView
“Per quanto riguarda lo yen, la storia è piuttosto semplice“, ha dichiarato Jane Foley, responsabile della strategia FX di Rabobank: “Sebbene il dollaro sia risalito, la Banca del Giappone ha affermato che non c’è alcun motivo reale per cui la BoJ debba abbandonare la sua politica monetaria ultra-accomodante“.
Ha poi aggiunto che le aspettative di tassi d’interesse più elevati rispetto agli altri Paesi del mondo tendono a rafforzare una valuta, facendo apparire più interessanti gli investimenti in quel Paese e viceversa.
In occasione del suo insediamento avvenuto la scorsa settimana, il nuovo governatore della Bank of Japan, Kazuo Ueda, ha ribadito che il Paese continuerà ad adottare una politica monetaria “dovish“, mantenendo per il momento i tassi di interesse a livelli bassissimi.
Nel frattempo, i prezzi sui mercati dei derivati USA mostrano che gli operatori ritengono che ci sia una probabilità dell’84% circa che la Federal Reserve aumenti nuovamente i tassi di 25 punti base durante la riunione di inizio maggio, rispetto al 69% circa della scorsa settimana.
Quest’ultimo aumento è stato previsto dopo che a marzo l’indice dei prezzi al consumo (CPI) è salito del 5% su base annua e l’inflazione è raddoppiata rispetto all’obiettivo del 2% fissato dalla Fed, portando un suo funzionario a ritenere che i rialzi dei tassi varati finora non hanno ancora avuto l’effetto desiderato.
Lunedì l’Euro è rimasto pressoché invariato rispetto al dollaro, a 1,098 $, dopo che venerdì ha toccato il massimo di un anno a 1,108 $, nonostante gli operatori si aspettino un ulteriore inasprimento della politica monetaria da parte della Banca Centrale Europea (BCE).
La sterlina, invece, è crollata dello 0,07% a 1,241 dollari, dopo aver toccato un massimo di 10 mesi a 1,255 $ venerdì, mentre il dollaro australiano è sceso dello 0,13% a 0,67 dollari.
Tina Teng, analista di mercato presso CMC Markets, ha inoltre affermato che i risultati bancari migliori del previsto di istituti come JPMorgan (JPM.N), Citigroup (C.N) e Wells Fargo (WFC.N) hanno spinto al rialzo le aspettative sui tassi statunitensi.
“Ciò suggerisce che l’economia statunitense non è poi così male“, ha aggiunto.