Dopo il blocco in Italia e in altri Paesi in seguito ad alcuni problemi di protezione dei dati personali, ci sono altri guai in vista per il famoso chatbot ChatGPT di OpenAI.

La Sophia University di Tokyo ha appena vietato agli studenti di utilizzare il software basato sull’intelligenza artificiale (AI) per scrivere compiti, saggi, relazioni e tesi.

In una nuova serie di linee guida pubblicate sul suo sito web, l’Università ha spiegato che “l’uso di testi, codici sorgente del programma, risultati di calcolo generati da ChatGPT e da altri chatbot di intelligenza artificiale non è consentito in nessun compito come documenti di sintesi, relazioni, saggi e tesi, in quanto non sono stati creati dallo studente stesso“.

Se l’uso è confermato da oppositi strumenti di rilevamento, saranno prese misure severe in conformità con il Regolamento disciplinare dell’Università sulla cattiva condotta“, ha avvertito Sophia.

Gli studenti potrebbero essere tentati a rivolgersi a strumenti come ChatGPT per ottenere assistenza, dato che il chatbot è in grado di superare esami avanzati di economia, giurisprudenza e medicina.

Preoccupazioni per le fughe di dati

La Sophia University ha anche lanciato un avvertimento agli insegnanti che intendono utilizzare ChatGPT per analizzare dati scientifici o dati relativi ai loro studenti.

Secondo l’istituto, qualsiasi informazione inserita in ChatGPT potrebbe essere involontariamente trasmessa a OpenAI e correre il rischio di essere mostrata ad altri utenti dell’applicazione.

C’è il rischio che informazioni che non dovrebbero trapelare all’esterno, come le informazioni sugli esami di ammissione, i dati personali degli studenti e quelli dei membri della facoltà, vengano trasmesse al fornitore del servizio attraverso l’AI generativa, e che vengano mostrate come risposta ad altri utenti“, ha dichiarato l’Università di Sophia.

ChatGPT è una minaccia per la privacy?

Le misure adottate dall’Università di Sophia per limitare l’uso di ChatGPT da parte di studenti e personale si inseriscono nel contesto delle crescenti preoccupazioni per la privacy degli utenti di ChatGPT in Europa.

Proprio il mese scorso, il Garante per la Protezione dei Dati Personali (GPDP) ha vietato l’uso del chatbot in Italia e aperto un’indagine sull’applicazione.

Anche le autorità garanti dei dati personali di Francia, Germania e Irlanda starebbero valutando la possibilità di vietare al software di AI la raccolta dei dati dei cittadini, sulla stessa linea di quanto ha già fatto il GPDP italiano.

Altrove, l’associazione cinese del settore dei pagamenti e delle compensazioni ha recentemente messo in guardia dal caricare documenti riservati su ChatGPT di OpenAI e su altri strumenti di intelligenza artificiale, citando rischi quali “la fuga di dati transfrontaliera“.