Un ramo del fondo di investimento dell’Arabia Saudita e una società con sede ad Abu Dhabi stanno pianificando di investire in SpaceX, la società spaziale di Elon Musk.

In base a quanto riferito dall’agenzia di stampa britannica Reuters, l’azienda produttrice di razzi sarebbe stata valutata circa 140 miliardi di dollari (128 miliardi di euro).

SpaceX rastrella finanziamenti

Secondo la società di venture capital Space Capital, SpaceX ha già raccolto 2 miliardi di dollari nel 2022 (circa 81,8 miliardi euro) e 2,6 miliardi di dollari (2,4 miliardi euro) nel 2020.

Mentre nel quartier generale ad Hawthorne in California le bocche rimangono cucite, la banca d’affari Morgan Stanley, con sede a New York, ha rivelato agli investitori che la Water and Electricity Holding Company dell’Arabia Saudita, parte del fondo sovrano del Paese, e Alpha Dhabi degli Emirati Arabi Uniti farebbero parte del round per il finanziamento della società di Musk.

Nel frattempo, il primo gruppo di satelliti Starlink V2 mini di seconda generazione sta riscontrando dei problemi, che potrebbero spingere SpaceX a deorbitarne alcuni.

In un tweet del 22 marzo, è stato lo stesso Elon Musk ad affermare che ci sono stati “alcuni problemi” con i satelliti Starlink V2 lanciati il 27 febbraio.

Molta nuova tecnologia in Starlink V2, quindi stiamo riscontrando alcuni problemi, come previsto”, ha twittato il miliardario fondatore di SpaceX, “Alcuni satelliti saranno deorbitati, altri saranno testati a fondo prima di aumentare l’altitudine sopra la Stazione Spaziale”.

I 21 dispositivi, noti collettivamente come Gruppo 6-1, sono stati dispiegati a quasi 370 chilometri di altitudine, raggiungendo i 380 km. Tuttavia, dal 15 marzo la loro altitudine orbitale ha iniziato a diminuire a velocità variabili, scendendo a circa 365 chilometri. Tutti e 21 i satelliti rimangono in orbita, ma questo comportamento insolito ha spinto a ipotizzare che si siano verificati dei problemi tecnici.

Lanciati a fine febbraio da Cape Canaveral in Florida, i satelliti Starlink V2 mini (dal peso di 800 chili) sono una versione più piccola di quelli che dovranno essere i definitivi V2 (dal peso di 1.200 chili), progettati per essere lanciati con il futuro grande lanciatore Starship.

Le novità di queste nuove versioni più piccole consistono nel sistema di comunicazione ideato per consentire connessioni internet agli smartphone, un servizio su cui esistono già accordi con T-Mobile, e nei nuovi motori a ioni che sfruttano la spinta del gas Argon per la propulsione, rendendoli più economici dei precedenti, più efficienti e soprattutto molto più facili da ottenere rispetto ai già usati krypton e xenon.