Le tensioni tra il gigante dei motori di ricerca Google, di proprietà di Alphabet, e il colosso tecnologico Microsoft (NYSE: MSFT) erano in ebollizione già da un po’, ma la rivalità tra le due Big Tech è entrata ancora più nel vivo quando la multinazionale di Redmond ha annunciato di voler integrare ChatGPT (la chatbot basata su intelligenza artificiale e apprendimento automatico, creata da OpenAI) nel suo motore di ricerca Bing.

La notizia è stata diramata martedì scorso dal sito web di news tecnologiche The Information, che ha citato persone a conoscenza dei programmi dell’azienda.

Secondo il rapporto, Microsoft potrebbe lanciare la nuova funzionalità prima della fine di marzo e, con questa mossa, spera di spodestare il dominio di Google come motore di ricerca.

Già l’anno scorso, l’azienda di Redmond aveva annunciato in un post sul suo blog l’intenzione di integrare il software di generazione di immagini DALL-E di OpenAI in Bing, ma da allora né Microsoft né la società di intelligenza artificiale con sede a San Francisco hanno rilasciato commenti al riguardo.

La nuova versione di Bing preoccupa Google

Qualche settimana fa il New York Times ha scritto di quanto Google fosse preoccupato dall’integrazione di tecnologie legate all’AI nel campo delle ricerche online, citando in particolare ChatGPT di OpenAI.

Quasi a voler confermare i timori dell’azienda informatica statunitense, pochi giorni dopo arriva la notizia che il suo diretto concorrente sta lavorando per potenziare il suo motore di ricerca Bing con alcune funzionalità prese proprio da ChatGPT.

ChatGPT è il chatbot sviluppato da OpenAI che utilizza una tecnica di deep learning nota come transformer per analizzare e comprendere il significato di un testo, rispondendo in modo automatico alle domande dell’utente, servendosi delle informazioni a sua disposizione per fornire risposte coerenti e realistiche.

Ma la funzionalità che non fa dormire sonni tranquilli a Google è quella che permette a ChatGPT di effettuare ricerche per spiegare all’utente concetti di varia natura o fornirgli informazioni specifiche. È quindi facile capire perché Google consideri ChatGPT la più grande minaccia al suo monopolio de facto nel settore della ricerca.

L’interesse di Microsoft per ChatGPT non è casuale

A dispetto di quanto si possa pensare, la collaborazione tra Microsoft e OpenAI non è una novità. Già nel 2019 la multinazionale di Redmond aveva investito una cifra considerevole nella società di San Francisco (di ben un miliardo di dollari), proprio con lo scopo di integrare le funzionalità di AI in Bing.

In quell’occasione le due aziende avevano stretto una partnership pluriennale per sviluppare tecnologie di supercalcolo dell’intelligenza artificiale sul servizio di cloud computing Azure di Microsoft. Successivamente OpenAI ha reso disponibile il suo ultimo chatbot ChatGPT per i test pubblici iniziati il 30 novembre scorso.

Secondo alcune indiscrezioni, il bot in questione sarebbe in grado di rispondere a questioni anche complesse partendo da semplici domande, offrendo risposte concise e sempre pertinenti, cercando in qualche modo di “comprendere” le intenzioni dell’utente e imitando gli stili di linguaggio umano.

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