Unicredit in pole position per l’acquisizione di Credimi. Secondo quanto riportato, la banca guidata da Andrea Orcel è tra i soggetti finalisti per aggiudicarsi la piattaforma per il credito digitale.

Credimi ha suscitato l’interesse di diversi istituti di credito. Oltre a Unicredit, in corsa ci sarebbero anche CF+ (nata dall’ex Credito Fondiario) e Banca Sistema. Fondata nel 2015 e guidata da Ignazio Rocco di Torrepadula, Credimi è specializzata nei finanziamenti alle pmi e alle micro-imprese. In pochi anni ha erogato oltre 2 miliardi di prestiti, raccogliendo circa 25 milioni in più round sottoscritti da investitori del calibro di United Ventures, Vertis e Merloni Holding.

La notizia secondo cui Unicredit sarebbe in pole per l’acquisizione di Credimi ha rilanciato il titolo in Borsa.

L’appeal di Credimi

Il repentino rialzo dei tassi degli ultimi mesi, con l’aspettativa che il costo del denaro rimanga su livelli elevati a lungo, ha risvegliato l’appetito delle banche per questo segmento di clientela, tornato redditizio.

Non è detto che questa attenzione si concretizzi in un’offerta per la fintech o in una partnership ma l’integrazione delle sue tecnologie in banca avrebbe un fondamento strategico. L’interesse di Unicredit appare coerente con la strategia della banca. L’operazione Credimi potrebbe accelerare la digitalizzazione dei servizi finanziari alle pmi, un obiettivo caro al gruppo che in ambito retail controlla già la banca online Buddybank.

L’ad Orcel ha inserito fra gli obiettivi del suo piano industriale al 2024 la creazione di una maxi-piattaforma fintech, affidando la gestione della transizione digitale all’ex Ubs Jingle Pang. D’altra parte, il mutato contesto macroeconomico incide anche sulle strategie di Credimi. Per sostenere le erogazioni la fintech ha fatto ricorso allo strumento delle cartolarizzazioni, un canale divenuto negli ultimi tempi meno abbondante.

L’apertura di nuove fonti di raccolta, per esempio attraverso i depositi, richiederebbe la trasformazione da intermediario finanziario a banca, con l’acquisizione della relativa licenza. Tale passaggio comporterebbe oneri regolamentari e una mole di investimenti non trascurabile. Forse anche per questo motivo indiscrezioni circolate nei mesi scorsi sostenevano che Credimi fosse al lavoro su un aumento di capitale di dimensioni importanti, intorno a 80-100 milioni, coinvolgendo veicoli di venture capital internazionali. Complice il rialzo dei tassi e la conseguente caduta del fintech quotato, di recente i fondi sono diventati più prudenti nell’allocazione dei capitali e nelle valutazioni delle startup.

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