Il Governo Meloni sembra intenzionato a rafforzare la regolamentazione delle risorse digitali ed espandere la tassazione sul trading di criptovalute a partire dal 2023, seguendo l’esempio di altri Paesi europei come il Portogallo.
Si è parlato tanto di tassazione criptovalute nel corso della presentazione della prima Legge di Bilancio del nuovo Governo targato centrodestra.
Adesso, anche tutti i media internazionali si stanno occupando della questione. Così si legge su un articolo apparso ieri su Bloomberg:
” Una disposizione nel budget 2023 proposto dal governo italiano prevede di estendere un’imposta del 26% sulle plusvalenze delle risorse digitali per profitti superiori a 2.000 euro.”
Le monete e i token digitali finora sono stati trattati come valuta estera dalle autorità fiscali italiane, il che implicava una tassazione relativamente inferiore.
A provision in the Italy’s proposed 2023 budget plans to extend a 26% levy on capital gains to digital assets for profits larger than 2,000 euros ($2,062.3), following similar moves by countries such as Portugal. https://t.co/1d2yEdQfXf
— Wu Blockchain (@WuBlockchain) December 1, 2022
Tassazione criptovalute: novità in arrivo con la manovra
Il disegno di legge proposto dal governo del premier Giorgia Meloni prevede, inoltre, la possibilità per i contribuenti di dichiarare il valore dei propri beni digitali a partire dall’1° gennaio 2023, pagando un’imposta del 14%. L’obiettivo è incoraggiare gli italiani a indicare nella dichiarazione dei redditi le proprie disponibilità di asset digitali. La proposta di legge, che potrebbe essere sottoposta a modifiche parlamentati, prevede anche obblighi di dichiarazione ed estende l’imposta di bollo alle criptovalute.
A tal proposito, vale la pena ricordare che in Italia la detenzione di criptovalute è già sottoposta al monitoraggio fiscale, attraverso la compilazione del relativo quadro RW delle criptovalute sul modello Redditi dell’anno in corso.
Secondo l’articolo 4 del DL 167/1990, le persone fisiche, gli enti non commerciali e le società semplici che detengono all’estero attività finanziarie, suscettibili di produrre redditi imponibili in Italia, dovranno dichiararle nella dichiarazione dei redditi annuale e l’obbligo dichiarativo in questione si estingue con la compilazione del quadro RW delle criptovalute sul modello Redditi di riferimento.
Ampliando l’ambito di applicazione dell’obbligo dichiarativo, l’Agenzia delle Entrate con la Circolare 38/E/2013 precisa inoltre che “sono soggette al medesimo obbligo anche le attività finanziarie estere detenute in Italia al di fuori del circuito degli intermediari residenti”.
In maniera indiretta, quindi, anche le criptovalute si inseriscono in questo quadro normativo e, in mancanza di una norma specifica che disciplini fiscalmente l’attività immateriale basata sulla blockchain, la prassi giurisprudenziale assimila le criptovalute alle valute estere.
Tornando alla bozza della Legge di bilancio 2023, l’articolo 30 sulla tassazione delle criptovalute o, meglio, delle cripto-attività prevede che:
“Le plusvalenze e gli altri proventi realizzati tramite rimborso o cessione a titolo oneroso, permuta o detenzione di cripto-attività, comunque denominata, archiviata o negoziata elettronicamente su tecnologie di registri distribuiti o tecnologie equivalenti, non inferiori complessivamente a euro 2.000 nel periodo d’imposta, vanno tassate.”
La posizione più severa del governo italiano arriva dopo che il Portogallo, una delle nazioni europee più favorevoli alle criptovalute, a ottobre ha proposto una tassa del 28% sulle plusvalenze per le criptovalute detenute per un periodo inferiore a un anno e una tassazione del 4% sui trasferimenti gratuiti di criptovalute in caso di eredità, oltre al pagamento di un’imposta di bollo sulle commissioni addebitate dagli intermediari.
Secondo gli ultimi dati, in Italia circa il 2,3% della popolazione (pari ad almeno 1,3 milioni di abitanti) detiene criptovalute, contro il 5% del Regno Unito e il 3,3% della Francia.
Parallelamente, anche la Germania ha assunto una posizione simile in merito alla tassazione delle criptovalute. Le nuove linee guida pubblicate dal governo tedesco nel secondo trimestre del 2022 precisano, infatti, che le autorità fiscali intendono trattare i proventi in criptovalute derivanti da staking, prestito e airdrop. Va tuttavia notato che la Germania non ha una legislazione fiscale specifica per disciplinare la tassazione delle criptovalute, per cui vengono applicate le norme fiscali generali.
Inoltre, i privati cittadini che detengono Bitcoin o altre criptovalute per almeno un anno sono esenti dal pagamento di tasse sulle plusvalenze derivate dalla vendita dei propri token.
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